Veltroni, visita ad alta tensioneCacciari ci ripensa: presente
Cacciari corregge il tiro, ma lo strappo resta. Parteciperà alla manifestazione del Pd e sarà al fianco di Veltroni. Ma la tensione resta. Riafferma la sua fedeltà, salvo rilanciare: "In Lombardia e nel Veneto per il Pd è impossibile vincere"

VENEZIA.
Cacciari corregge il tiro, ma lo strappo resta. Oggi il sindaco filosofo tornerà in anticipo da Milano per partecipare alla manifestazione del Pd a Mestre e Marghera. «Sarà al fianco di Veltroni», dice Andrea Martella, responsabile organizzativo del Pd nel Nord, «gli equivoci sono stati chiariti. Del resto sarebbe impensabile qualsiasi altra cosa. Cacciari è una personalità di primissimo piano, ha lavorato per anni alla costituzione del Pd com'è oggi». Un ramoscello d'ulivo dopo qualche ora di grande tensione.
Veltroni e lo stato maggiore del Pd non hanno apprezzato ieri l'intervista di Cacciari al nostro giornale in cui ribadiva le sue dure critiche alle candidature. In mattinata gli ha telefonato il segretario regionale Paolo Giaretta, invitandolo a precisare il suo pensiero. Cacciari ha corretto il tiro su Calearo, che nei giorni precedenti aveva definito una scelta sbagliata e uno «sprovveduto». Ma ha ribadito le critiche sulle liste. «Non ho alcuna obiezione al mondo su candidature come quella del dott. Calearo», precisa in un comunicato, «le mie forti perplessità riguardano il fatto che è mancato un serio sforzo di investimento per avere nelle liste giovani e donne, che non si è favorito un ceto politico territorialmente radicato».
«Cacciari ha ragione», dice Andrea Causin, unico veneto nel Consiglio ristretto dei «venti» di Veltroni, «ma non è un problema del Pd, riguarda tutti i partiti. Questa legge elettorale ti consente di mettere in lista persone che non hanno radicamento. Bisogna reintrodurre la preferenza e puntare su collegi piccoli, 250 mila abitanti al massimo. Così viene eletto chi ha consenso, e non solo chi è giovane, o donna o imprenditore». «Un'operazione veramente incomprensibile quella delle liste», sbotta Laura Fincato, assessora di Cacciari esclusa da Veltroni, «alla fine hanno messo in lista persone più vecchie di me, hanno rinnovato pochino». «Legge elettorale schifosa», dice Mara Rumiz, assessore tuttofare della giunta Cacciari che in molti avrebbero vista come parlamentare, «a cui si è aggiunta l'incapacità di rispondere con segni reali di rinnovamento».
Il problema dunque resta. E la tensione tra Cacciari e lo stato maggiore del Pd anche. Naturalmente, precisano gli interessati, «non si tratta di rotture ma di dialettica interna». Lo stesso Cacciari, dopo aver sparato ad alzo zero sulle scelte compiute da Veltroni, riafferma la sua fedeltà all'operazione. «Condivido le scelte di fondo operate in questi mesi da Veltroni e penso che possano produrre risultati fino a pochi mesi fa impensasabili». Salvo smentire via agenzia, pochi minuti dopo, la sua stessa precisazione. «In Lombardia e nel Veneto per il Pd è impossibile vincere», ha dichiarato ieri Cacciari al quotidiano online Affaritaliani.it, «colpa del malumore che c'è in giro per liste. Non c'è stato il rinnovamento che si sperava. Sono state nomine di apparato e di correnti dei vecchi partiti». E il filosofo rincara la dose, stavolta via agenzia. «Veltroni si è impegnato nelle candidature di immagine come quelle di Calearo e Colaninno, ma poi non è andato nella direzione che il Nord si aspettava, quella di un rinnovamento veramente profondo».
Nella polemica tutta interna al Pd si lanciano intanto Lega e Forza Italia. «Cacciari ha lanciato un sasso nella vetrina del Pd», dice il senatore Roberto Castelli. «Non farti stringere maschere che non ti si addicono dai Martella e dai Veltroni», ironizza il presidente del Veneto Giancarlo Galan, «questo è il vero Cacciari, quello che dice Il re è nudo, quello che commenta il peso di un neocapolista un po' troppo ruspante».
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