L’affondo di Tosi: «Veneto, cambierà tutto. Ora è quasi una monarchia»
Parla Flavio Tosi, coordinatore regionale di Forza Italia: «Il rinvio del voto ora è impraticabile. Il candidato? Saranno i leader a decidere eventuali compensazioni». E sulle comunali a Verona nel 2027: «Prima pensiamo alla Regione, poi al resto»

Flavio Tosi, coordinatore veneto di Forza Italia, è definitivamente archiviata la trattativa sul terzo mandato?
«Il tema non si è mai posto realmente, perché non c’erano i tempi tecnici per approvare una riforma simile. Non tramite decreto, mancando le motivazioni d’urgenza. E non con legge ordinaria. Era semplicemente una questione personale di Luca Zaia, aspetto che ha snaturato l’intero dibattito».
Sgomberato il campo dall’ipotesi terzo mandato, ora il tavolo di centrodestra si riunirà per individuare un candidato comune. Quali sono gli aspetti che verranno valutati per la scelta?
«La capacità e la competenza, in primis. Dato che il candidato presidente dovrà governare una delle Regioni più importanti d’Italia, dove sono tante le questioni aperte: la Pedemontana, le infrastrutture, le liste d’attesa in sanità. Fino a un riequilibrio in regione, dato che negli ultimi anni questa parte di Veneto è stata piuttosto trascurata».
La presentazione di Coletto può essere letta come una prima “candidatura” per l’assessorato alla Sanità?
«Assolutamente no. Alle elezioni mancano cinque mesi, parlare di assessorati ora sarebbe del tutto prematuro».
Quello che chiederete, però, sarà un riequilibrio delle forze all’interno della giunta...
«Questo mi sembra scontato, visto che attualmente la Regione Veneto è come se fosse una monarchia. E le cose cambieranno drasticamente».
Ha detto che si voterà tra cinque mesi: l’ipotesi di rinvio del voto è definitivamente tramontata?
«Che ci sia l’istanza da parte di qualcuno è vero. Ma la richiesta di rinvio delle elezioni va motivata, e serve una motivazione fortissima. Lo fu il Covid, mentre ora non ne vedo all’orizzonte. Né mi convince quella avanzata da De Luca, a proposito dell’attuazione dei programmi con le risorse del Pnrr. Anche perché non sono mica i presidenti di Regione a mettere a terra i progetti, ma le strutture amministrative. E il lavoro di queste prosegue a prescindere».
La scelta del candidato avverrà nell’ambito di un quadro più ampio di assegnazioni e compensazioni?
«Questo dipenderà dai leader Tajani, Meloni e Salvini. Saranno loro a valutare se, all’interno di un ragionamento sulle sei regioni al voto, inserire delle decisioni sulle città che rinnoveranno l’amministrazione nella primavera 2026, come Venezia, o 2027, come Milano, Verona o Padova».
E lei vorrebbe ricandidarsi a Verona?
«Andiamo per gradi. Le elezioni a Verona saranno nel 2027, dopo il voto regionale. Prima pensiamo al Veneto, ci sarà tempo per pensare al resto».
Tornando al candidato per il Veneto: la Lega ha minacciato più volte di correre da sola, se la coalizione dovesse decidere di puntare su un nome espressione di un altro partito. C’è il rischio che il centrodestra si spacchi?
«Proprio a Verona abbiamo dimostrato che il centrodestra, quando corre diviso, perde. E quindi il centrodestra si presenterà unito in Veneto, così come a tutti gli appuntamenti amministrativi, anche perché è questo che si aspettano gli elettori. Finora c’è chi ha litigato a proposito del nome del candidato, anche perché qualcuno ha detto che il candidato doveva essere “suo” per forza. Ma sono le solite schermaglie tipiche di ogni periodo di avvicinamento alle elezioni. Schermaglie che, così come sono nate, sono destinate a morire».
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