Taxisti, casta impenetrabilesi entra solo se si è parenti

I vincitori del concorso sono tutti figli o parenti di altri assegnatari. Dopo il ricorso di un candidato, Tar e Consiglio di Stato impongono al Comune di sospendere i permessi. Ma nessuna decisione è stata presa
MESTRE.
Domanda: può un impiegato, un operaio, una persona qualsiasi fare il tassista a Mestre? La risposta, scorrendo la lista dei dodici candidati vincitori dell’ultimo bando comunale, sembra solo una: no, non può. Tutti i titolari della contestata licenza conquistata nel 2006, infatti, sono figli oppure parenti di altri tassisti già operativi in terraferma. Una cosa di per sé non sorprendente, visto che si tratta di un «mestiere» facilmente tramandabile in famiglia. Resta il fatto, però, che sia il Tar sia il Consiglio di Stato, dando seguito al ricorso di un partecipante «trombato», Luciano Montefusco, hanno comunque evidenziato delle serie anomalie nello svolgimento del concorso comunale.


Ecco dunque accettate le tesi dei legali del ricorrente: i criteri di assegnazione dei punteggi sono stati decisi solo dopo aver aperto le buste e letto il curriculum dei candidati. Da qui l’accusa velata di un bando «guidato ad hoc» per consegnare le licenze a persone prestabilite. E, in questo contesto, le «parentele» fanno certo pensare. Ma dimostrano, per lo più, l’esistenza di una «casta», come succede, per esempio, nel mondo dei notai.


La patata bollente, semmai, adesso è nelle mani dell’assessore alla Mobilità Enrico Mingardi. Da lui si attendono decisioni sulla sospensione delle dodici licenze, come richiesto con una ordinanza dal Consiglio di Stato.


Le parentele
. Sulla questione delle parentele i tassisti mestrini non hanno dubbi. «Niente da rimproverarci - spiegano i rappresentanti della categoria -. Le licenze sono andate a chi ha ottenuto i migliori punteggi. Non certo a chi, dopo essersi piazzato 86esimo su 89 partecipanti, ha deciso di fare ricorso». Per quanto riguarda invece l’ordinanza del Consiglio di Stato, «quello è un problema dell’amministrazione comunale».


Le contestazioni
. Le parentele relative ai dodici candidati riaprono comunque la questione dei criteri di assegnazione dei punteggi per la conquista della licenza. Per gli avvocati di Montefusco, infatti, prima si sono aperte le buste dei candidati, poi si sono scelti i criteri. Strano, per esempio, secondo i legali, che si sia deciso di premiare più la professionalità che l’anzianità. Si voleva forse favorire qualcuno? Sì, secondo il ricorrente Montefusco. Ma anche il Tar e il Consiglio di Stato hanno visto alcune anomalie. Ordinando di fatto l’annullamento di quel concorso.


La casta
. Resta a Mestre il problema di una categoria, quella dei tassisti, che pare a «circolo chiuso». Non è la sola, sia chiaro. Ma qui stiamo sempre parlando di un servizio pubblico. All’ultimo bando, su una novantina di partecipanti, più della metà era già del mestiere: sostituti, autonoleggiatori. Gli altri candidati, invece, provenivano da lavori diversi: impiegati, operai, dipendenti di qualche azienda. Tutti però con le idee chiare, più che mai intenzionati a conquistare una preziosa licenza taxi. C’è qualche chance per loro? Oppure è tutto già deciso?


Le interrogazioni
. Nessuna risposta, intanto, alle interrogazioni di Sebastiano Bonzio (Rc) e Saverio Centenaro (Fi) sull’ordinanza del Consiglio di Stato. «Per ora la giunta non dice nulla - spiegano in coro -. La situazione è ingessata. E le dodici licenze restano lì». Sulla questione della parentele, pochi commenti. «Non ho mai avuto alcuna notizia certa su questa faccenda - dice Centenaro -. Chiederò lumi all’amministrazione comunale». Per Bonzio, «la cosa non stupisce troppo. Diciamo che la percezione era questa. Anche se si vuole lasciare qualche spiraglio di fiducia».
Argomenti:trasporti

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia