«Susanna» vince la corsa ad ostacoli

Solo due ore dalla Salute a Piazzale Roma manovra da brivido sotto l'arcata di Rialto
VENEZIA.
 Poco più di due ore. In calendario ne avevano messe ben sei e mezza: la prudenza non è mai troppa, avevano pensato. Invece la tecnologica «astronave» messa in acqua dalla San Marco Shipping per portare a dimora i primi due tronconi del Ponte di Calatrava è filata sicura e veloce lungo il Canal Grande, scura e gigantesca.

La galoppata.
Partito alle 22 dalla banchina dell'Azoto a Marghera, il convoglio - i 50 metri della chiatta «Susanna», sospinti dalla potenza di uno spintone e scortati dai pontoni Santa Marta e Mantova e da un corteo di motoscafi dei vigili e della protezione civile - sfila una manciata di minuti prima della mezzanotte davanti alla Salute. Un quarto d'ora dopo ha già traguardato l'Accademia. All'una, Rialto è in vista: tempo di fare perno sul pontone Sparviero ormeggiato in riva del Vin e di «toccare» il pontile Actv della Linea 82 - con un tuffo al cuore per chi ci stava sopra - e in 18 minuti anche Rialto è ormai passato. Quindi la manovra più difficile, per superare la volta davanti all'Erbaria: il Santa Marta motori avanti tutta davanti al convoglio, per far curvare il «Susanna». Operazione che fa battere a mille i cuori dei condomini del palazzo sopra il negozio Prenatal, che si sono visti sfilare i 650 metri quadrati del pontone a non più di un metro dalle pareti di casa. Qualche minuto di fiato sospeso e rimestamento dei fondali - la chiatta ha sfiorato il fondo, ad appena 60 cm - e via. Alle 2, il traguardo: cime già ormeggiate a piazzale Roma. Alle 3 tutti a nanna.

Applausi e sfottò.
 La città resta divisa tra quanti applaudono entusiasti, a centinaia lungo le rive, l'arrivo dell'architettura contemporanea e quanti sbeffeggiano dall'Erbaria alzando lo striscione «Più case, meno ponti»; tra quanti gridano allo scempio per gli 11 milioni di euro spesi in 10 anni di patimenti (attendendo che la Corte dei Conti faccia i suoi, di conti) e quanti invece tirano un sospiro di sollievo, è fatta, e benvenuto XXI secolo. In cima al ponte un gruppo di giovani ubriachi intona un canto-sfottò. Un punto è fuori discussione: il progetto di varo messo a punto da Fagioli Group, scortato dai motori potenti della Boscolo Ivano Bielo, coordinato nei minimi particolari dai Lavori pubblici è filato via liscio, veloce. C'era di che rimetterci la faccia: è andata alla grande.

Il tecnico e l'assessora.
 Mentre il direttore dei Lavori pubblici Salvatore Vento spiega che se Rialto è stato superato in soli 25 minuti - invece delle previste 2 ore e mezzo - è «grazie alla marea bassa e alle condizioni meteo perfette, che hanno permesso di continuare a spingere la chiatta con lo spintone, invece che muoverla da terra con argani e verricelli», lo stress della vigilia si stempera nei commenti festanti dell'assessora ai Lavori pubblici, Mara Rumiz. «Sono stati bravissimi, perfetti, una tecnica straordinaria», distribuisce complimenti a tutti dal ponte di Rialto, «anche chi ricorda che il problema casa è ancora un'emergenza grave si convincerà: questo ponte sarà una gran bella cosa per Venezia. E' rincuorante vedere tanta gente che applaude dalle rive: potremmo lanciare una consultazione per trovargli un nome, non si chiamerà certo Ponte di Calatrava».

Il sindaco muto.
 E il sindaco? Con un effetto straniante, mentre l'ectoplasma mediatico del Cacciari-filosolo parla dagli schermi di RaiUno di laici, religioni, integralismi ed angeli, il Cacciari-sindaco in carne ed ossa segue il corteo concentrato, scuro in volto a bordo della lancia della Protezione civile, insieme al capo di gabinetto Maurizio Calligaro: la tensione lo ha zittito. Scaramanzia. Al passaggio in scioltezza sotto l'Accademia, un accenno di sorriso, ma - girata la Volta del Canal Grande - il ponte di Rialto appare all'improvviso a tutti così com'è da una vita: piccolo, molto più piccolo del ponte dell'Accademia. «Non ci passa, non ci passa», mormora. Un attacco di pessimismo che si trasforma in un mantra scaccia-iella: «Susanna» sotto il ponte passa veloce, 25 minuti ed è già a Ca' d'Oro. Neppure a piazzale Roma Cacciari si rilassa: «Parlerò quando tutto sarà finito».

Il prossimo viaggio.
Tutti sanno, però, che - sì - è andato tutto alla perfezione, ma si è trattato della prova generale per il viaggio-dei-viaggi: quello della passerella centrale del ponte, la notte del 7 agosto. I suoi 64 metri sporgeranno dalla chiatta per almeno 5. «Con la Faggioni e il Comune abbiamo già studiato alcuni accorgimenti», spiega Ivano Boscolo Bielo, «come mettere un'altra barca di supporto sotto Rialto e posizionare lo spintone non al centro della chiatta, ma leggermente spostato verso San Polo. L'altra notte siamo passati veloci perché c'era sufficiente "luce" sotto Rialto anche senza il minimo della marea, che potrebbe ulteriormente agevolarci la prossima volta. Comunque, il ponte è sì lungo, ma largo solo 7, mentre la gru che è stata trasportata insieme ai primi due conci era larga 14. Saremo più snelli in manovra».

I condomini ringraziano.

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