Scola sprona i nuovi amministratori "Un futuro definito per porto Marghera"

Nell’omelia il patriarca chiede "un futuro definito per porto Marghera"
VENEZIA.
«La solennità di San Marco ci invita con forza a prendere coscienza della ragione che fa di Venezia una città dell’umanità». E’ la prima omelia pronunciata dal patriarca Angelo Scola dopo le recenti elezioni amministrative. Alle massime autorità istituzionali - il sindaco Giorgio Orsoni, presente nella gremita Basilica, i Presidenti della Provincia e della Regione - il porporato ha ricordato problemi, obiettivi, priorità. Il suo sermone suona d sprone ai politici neo-eletti affinché venga perseguito un concreto programma sociale.

Il patriarca Scola non ha indugiato a porre domande sferzanti.


I suoi pensieri: «Venezia ha qualcosa di nuovo, non dico di inedito, da dire al nostro presente? Un proprio, insostituibile messaggio per l’uomo post-moderno che troppo spesso si vorrebbe concepire solo come il suo proprio esperimento”?». Ancora: «I milioni di visitatori si sentono interpretati dalla nostra attuale cultura come da una realtà vitale? Cosa cercano tra noi e da noi? Solo le gloriose vestigia di un passato? Cosa offriamo loro? Una memoria museale e storica che consente una pausa di puro godimento estetico nel ritmo spesso affannato di una vita spesso asfittica?».


Così ieri Venezia, inondata dal sole, dai turisti e dai bòcoli, ha celebrato la sua duplice festa, religiosa del patrono San Marco evangelista, e civile della Liberazione. All’augurio di buona amministrazione il cardinale Scola ha aggiunto parole decise verso le neo-autorità: «Come cristiani vi assicuriamo il pieno rispetto e sostegno in quanto autorità elette dal popolo sovrano».


E ha lanciato loro un appello: «In totale autonomia chiediamo vi facciate carico, nel concreto, della straordinaria vocazione di Venezia e delle genti venete. Contiamo sul vostro impegno a servizio della società civile. In voi amiamo vedere degli operatori di concordia, bene politico necessario se si vogliono dare risposte il più possibile efficaci ai bisogni, e non sono pochi, che ci toccano da vicino. Abbiamo bisogno di autorità coinvolte appassionatamente nel compito di armonizzare gli interessi leciti di persone e gruppi nell’oggettivo bene comune che sempre deve prevalere».


La voce del Patriarca si è levata per dare spazio al filo rosso della solidarietà. «Non vogliamo tacere l’inderogabile urgenza di occuparci di un futuro finalmente definito per Marghera e, più in generale, degli uomini del lavoro, oggi in grave difficoltà». In Basilica ha destato sorpresa l’assenza dei gondolieri immancabilmente adusi ad offrire una cesta di bòcoli. I custodi marciani hanno riferito: «Questa mattina (ieri, ndr) siamo corsi ad acquistare tre bòcoli per riparare in extremis al vuoto di tradizione». L’ultimo affettuoso passaggio il Patriarca l’ha rivolto al cardinale Marco Cè, assente per un’indisposizione: «A nome dei presenti faccio l’augurio di buon onomastico, cui aggiungo quello per i 40 anni della sua elezione all’episcopato».

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