Professori e giuristi con Ristretti Orizzonti: «Il ministro cambi idea»
Trentaquattro professori universitari firmano un appello: «I detenuti di alta sicurezza devono tornare in redazione»

Il mondo accademico italiano si mobilita in difesa di Ristretti Orizzonti, il giornale del carcere Due Palazzi di Padova.
Trentaquattro docenti universitari, la maggior parte giuristi, hanno firmato una lettera contro la recente decisione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), che dipende dal Ministero della Giustizia, di vietare ai detenuti del reparto di «alta sicurezza», l’ex 41 bis, qualsiasi tipo di partecipazione a progetti con reclusi comuni.
Da giorni gli otto detenuti-redattori, parte integrante del gruppo da 12 anni, sono quindi fuori dalla redazione. Una circolare punitiva che li vuole in cella, sempre insieme, che li soffoca, molto criticata dagli esperti.
I docenti si definiscono preoccupati: «Ci domandiamo – si legge nella missiva scritta da Davide Galliani dell’Università di Milano – quanto possa essere costituzionalmente legittima la scelta delle “celle chiuse” quale modalità di custodia dei detenuti di Alta sicurezza. I riferimenti corrono a diverse disposizioni della Costituzione».
I professori chiedono «che il Dap intervenga in modo rapido e solerte per rimediare a questa scelta sbagliata e fuori dal perimetro costituzionale. Le persone non sono “reati che camminano”, il diverso trattamento e il differente regime di custodia devono sempre basarsi su valutazioni attuali e individualizzate».
«Chi studia il diritto penitenziario non può fare a meno di Ristretti Orizzonti – continua la lettera aperta – È uno straordinario strumento di informazione e apprendimento, è un bene culturale immateriale da tutelare».
La mobilitazione dei professori, tra cui alcuni dei massimi esperti italiani in diritto penitenziario, lusinga la direttrice della rivista Ornella Favero: «Spero che il Dap ci riceva presto. L’inserimento in redazione dei detenuti di alta sicurezza era finalizzato al cambiamento. Sono persone recluse da tanti anni. Si sono sempre comportati bene, non hanno mai dato problemi», spiega la giornalista.
Ristretti Orizzonti è una rivista bimestrale di 48 pagine, con un sito internet da duemila visite giornaliere, che contiene il prezioso dossier «Morire in carcere», il più rigoroso registro dei detenuti morti per suicidio o altre cause.
Tra i 34 firmatari non compaiono professori dell’università di Padova: «La lettera non è stata condivisa, avremmo firmato volentieri», dice senza polemiche Francesca Vianello, titolare della cattedra di Sociologia del diritto al Bo e delegata del progetto “Università in carcere”. «Si sono mossi velocemente giuristi di Milano e Roma. Non c’è stata la volontà di non coinvolgere i colleghi padovani», spiega Ornella Favero.
Questa mattina al Due Palazzi si terrà la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico in carcere. Gli otto universitari detenuti di alta sicurezza, tra i 60 totali, secondo la circolare del Dap, non potrebbero unirsi ai colleghi, ma la direttrice Lusi ha chiesto un permesso speciale. «I ragazzi questa mattina ci saranno, l’autorizzazione è arrivata – spiega Vianello – Come delegata dell’ateneo dico che tutti gli universitari sono uguali, che il diritto allo studio è per tutti. Come docente di sociologia appoggio totalmente la lettere dei colleghi. La circolare del Dap vanifica il lavoro svolto, tornare indietro è deprimente». Intanto anche un gruppo di docenti degli atenei veneti si sta muovendo.
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