Pochi affari, chiude l’American Express
Calo del 20% di visitatori d’Oltreoceano. La sede di San Moisè «vittima» della crisi

L’American Express lascia Venezia. Sulla porta d’ingresso dell’agenzia di San Moisè, un cartello annuncia che «l’ufficio non è più operativo». Dietro la porta, con un groppo in gola, i dipendenti hanno incominciato a fare gli scatoloni per spedire alla sede centrale di Roma tutto il materiale che ora non serve più. La chiusura della storica sede in centro storico è un’altra zampata della crisi economica. Crisi profondissima al di là dell’oceano e crisi di turisti americani in laguna, che nel 2008 sono stati quasi il venti per cento in meno.
La chiusura dell’agenzia di Venezia, che ogni anno dava assistenza a migliaia di americani, è stata decisa dalla società nell’ambito di una riorganizzazione aziendale che, sempre da ieri, ha tagliato anche la sede di Firenze. Due chiusure contro le quali i sindacati avevano preso posizione chiedendo, ancora un mese fa, che venissero individuate «soluzioni alternative quali franchising oppure la possibilità di recedere da questa decisione a fronte di un piano di riduzione dei costi, come ad esempio l’individuazione di sedi meno costose». Ma così non è stato. Ieri mattina l’agenzia di San Moisè era ancora aperta. Nel primo pomeriggio il cartello con l’annuncio della cessata operatività. Tra piano terra e il primo piano, i dipendenti stavano sistemando le carte negli scatoloni da spedire alla sede centrale da dove spiegano: «I nostri clienti continueranno ad avere assistenza a livello telefonico». Però non sarà la stessa cosa.
L’agenzia di American Express era un punto di riferimento per gli americani in vacanza in laguna. Assistenza alle carte di credito, cambio valuta, biglietti aerei, viaggi. Nei periodi più affollati, fuori dall’agenzia di San Moisè c’era addirittura la coda. Poi è arrivata la crisi e gli americani hanno incominciato a disertare Venezia. Prima in maniera impercettibile. Poi sempre di più. Disdette su disdette. A risentirne quasi subito sono stati gli hotel di lusso. Poi, a cascata, anche quelli a quattro e cinque stelle, i ristoranti alla moda, le boutique grandi firme, le gioiellerie.
Già l’estate aveva buttato maluccio. Quando sono arrivato l’autunno, la crisi finanziaria e la recessione, i conti sono stati implcabili. Gli americani sono calati del 20 per cento. Un venti per cento che significa l’addio a un milione di presenze. Per la città, come fa notare l’avvocato Mario d’Elia, presidente del Comitato Utenti e Consumatori, è «una perdita gravissima». «La chiusura dell’ufficio di American Express è il segnale di una crisi molto profonda - dice - della quale forse non tutti si rendono conto, tant’è che mentre l’American Express si apprestava a chiudere i nostri amministratori si ritrovavano al convegno sul turismo senza pensare alle cose concrete come ad esempio aiutare la sede a restare».
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