Per il Mose arrivano 1,5 miliardi di euro

La Commissione europea ha ufficialmente archiviato la procedura d’infrazione ambientale aperta per i lavori del Mose in laguna. A questo punto si sblocca il finanziamento della Bei: un miliardo e mezzo di euro
VENEZIA.
Ora è ufficiale. La Commissione Europea ha confermato ieri l’ archiviazione della procedura aperta di infrazione per presunto impatto ambientale negativo del Mose, sbloccando il finanziamento assegnato di recente dalla Bei - la Banca Europea per gli Investimenti - al progetto di dighe mobili, per un miliardo e mezzo di euro la cui erogazione era legata proprio alla chiusura del dossier da parte di Bruxelles. Lo sblocco dei fondi della Bei consentirà già entro l’anno di bandire le gare per la realizzazione delle paratoie alle bocche di porto, che dovrebbero avere un costo complessivo di 800 milioni di euro.


Il primo intervento a partire, già predisposto, dovrebbe essere quello degli impianti alla bocca di porto del Lido, per un importo di circa 160 milioni di euro. Il prestito della Bei di un miliardo e mezzo di euro è una “fetta” significativa del costo complessivo dell’operaa, che permetterebbe di completare la realizzazione del Mose, il cui investimento è di circa 4,5 miliardi di euro e i cui lavori, secondo gli ultimi aggiornamenti, dovrebbero concludersi nel 2013.


«E’ un giorno importante per Venezia e per l’Italia - ha commentato ieri il ministro delle Politiche Comunitarie Andrea Ronchi. - Finalmente si potrà lavorare fattivamente e senza preoccupazioni per salvare una delle città più belle del mondo e tutelare un grande patrimonio dell’umanità». Il commissario Ue all’ambiente Stavros Dimas ha commentato positivamente «le misure che le autorità italiane hanno proposta», che puntano - ha sottolineato - «a limitare l’impatto ambientale di questo importante progetto».


«Seguiremo comunque da vicino l’applicazione dei provvedimenti proposti per garantire che siano applicati nella loro interezza e che raggiungano tutti gli obiettivi fissati» ha aggiunto Dimas. Quando hanno autorizzato la costruzione delle dighe le autorità italiane non hanno seguito correttamente le normative Ue sulla protezione della natura; in particolare, ricorda Bruxelles, «hanno valutato in maniera insoddisfacente l’impatto del progetto sulle zone protette senza proporre tutte le necessarie misure di mitigazione e compensazione». Per questo la Commissione aveva inviato alle autorità italiane due lettere di diffida, rispettivamente nel dicembre 2005 e nel luglio 2007, a cui erano seguite le risposte italiane giudicate infine insoddisfacenti.


Ironizza il presidente della Regione Giancarlo Galan, ricordando che la procedura d’infrazione era stata avviata anche per il rischio di nidificazione di specie protette conme il Fraticello. «Di due cose sono certo in questo momento - commenta - la prima è che il Mose ha ormai superato tutti gli ostacoli messi in piedi dai sostenitori della politica del non fare; la seconda è che il Fraticello sopravviverà felice all’inaugurazione del Mose».

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