Palazzo Ducaleriapre la grande sala

Il procuratore aggiunto Mastelloni ha dissequestrato il luogo dove si riuniva il Maggior Consiglio, sigilli al finestrone. Ora tocca al consulente tecnico che compirà il sopralluogo
Il portone di Palazzo Ducale con l'avviso di sequestro
Il portone di Palazzo Ducale con l'avviso di sequestro
Su disposizione del procuratore aggiunto carlo Mastelloni i carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria ieri hanno limitato la zona sequestrata a palazzo Ducale e, così, la sala del Maggior Consiglio è stata nuovamente aperta al pubblico dei visitatori.


Il sindaco Massimo Cacciari aveva dichiarato che il Comune avrebbe impugnato il provvedimento, ma non è servito, lo stesso magistrato ha ritenuto che non sarebbe cambiato nulla per quanto riguarda la raccolta delle prove attraverso il suo consulente tecnico se la zona in sequestro fosse stata limitata. E così, ieri pomeriggio, i carabinieri hanno transennato e sigillato dall’interno il finestrone dall’arco del quale il 29 settembre è precipitato in piazza un pesante pezzo di pietra d’Istria. «Il provvedimento ci sembra esagerato, credo che si possano fare le indagini necessarie senza la chiusura totale, che si danneggia. Abbiamo pieno rispetto dell’inchiesta» aveva aggiunto il primo cittadino lagunare. In realtà, danni non si sono registrati, visto che i turisti hanno continuato ad affluire al Ducale, visitando tutte le altre sale. In effetti, comunque, lo stesso procuratore aggiunto 48 ore dopo il sequestro probatorio ha appurato che la chiusura dell’intera sala che ospita il «Paradiso» del Tintoretto non era necessaria.


Il prossimo passo per l’inchiesta sarà quella affidata al consulente della Procura che, dopo il sopralluogo, dovrà dire che cosa è accaduto e soprattutto cercare di capire perchè. Sarà il magistrato, in un secondo momento, a decidere in base alle informazioni ricevute se esistono responsabilità penali per quel crollo che, per fortuna, ha causato soltanto un ferito lieve. L’inchiesta è stata aperta per distastro colposo e per ora non ci sono indagati: i carabinieri hanno già acquisito la documentazioone negli uffici dei Musei civici e della dita che ha compiuto i restauri.

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