Duro rimprovero della Liga ai militanti: «Interrompere subito tutte le liti»

Il consiglio direttivo regionale approva la delibera: «Le liti non portano alcun vantaggio alla nostra comunità politica, fanno solo perdere tempo e rischiano di danneggiare l’immagine e l’efficacia del nostro impegno». Ma Centenaro pizzica Marcato

Enrico Ferro

Basta con le randellate, ora è il momento di viaggiare uniti. La Lega dà il via alla campagna elettorale con un messaggio ecumenico: basta litigare. Del resto, l’oggetto non lascia adito a dubbi: “delibera stop tensioni interne e richiamo all’unità della Nostra Squadra”.

Il Consiglio direttivo regionale, nella riunione del 16 giugno scorso, ha messo nero su bianco quello che in tutti questi anni è stato un semplice e ignorato auspicio. «Preso atto del clima di tensione che in alcune realtà territoriali rischia di compromettere il buon andamento dell’attività politica e organizzativa del movimento, considerata l’importanza fondamentale delle prossime elezioni regionali del 2025, appuntamento decisivo per il futuro del Veneto e per il radicamento della Liga Veneta come forza di governo e rappresentanza del territorio, delibera di inviare un chiaro e formale richiamo a tutti i membri dei Direttivi provinciali e ai segretari di sezione, affinché vengano interrotte immediatamente tutte le liti in essere e evitate quelle future, che non portano alcun vantaggio alla nostra comunità politica, fanno solo perdere tempo e rischiano di danneggiare l’immagine e l’efficacia del nostro impegno comune».

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Matteo Salvini e Luca Zaia

Per Alberto Stefani è dunque ora di finirla con l’acredine, che per lungo tempo è stata carburante per la Liga. «L’unità, il rispetto reciproco e il senso di responsabilità siano elementi essenziali per affrontare con forza e credibilità la sfida regionale del 2025», scrive ancora il Direttivo regionale. «È tempo di dare un segno di maturità politica, di coesione e serietà, come richiesto dai militanti e dai cittadini veneti che guardano a noi come unica forza capace di difendere l’Autonomia, l’identità e gli interessi del nostro Popolo. Non possiamo permetterci di disperdere energie in inutili e dannose “baruffe chiozzotte” – per citare un grande veneto come Carlo Goldoni – proprio mentre ci prepariamo alla più importante scadenza politica dei prossimi anni».

Il monito è chiaro ma non sarà semplice rispettarlo. E infatti c’è già l’ha infranto, con l’innocenza di un commento su Facebook. Un lettore di questo giornale ha fatto notare come a suo parere solo Roberto Marcato possa essere l’erede di Zaia. Ma Giulio Centenaro, consigliere regionale della Lega, gli ha risposto: «Hai una visione abbastanza miope». Non male, tra compagni di partito. Il commento non è passato inosservato e la schermata gira da un paio di giorni in varie chat. Ancora astio quindi tra esponenti delle varie correnti della Liga.

Proprio Roberto Marcato, invece, sembra aver inaugurato la sua campagna elettorale all’insegna di una strategia incentrata sugli abbracci. Da qualche settimana ormai Marcato abbraccia tutti: l’ex prete Luca Favarin, il prefetto di Padova Giuseppe Forlenza, Alberto Stefani e, udite-udite, persino Andrea Pennacchi. Entrambi convintamente antifascisti, ma entrambi altrettanto convintamente distanti politicamente. Marcato sembra aver sposato a pieno la linea del partito a livello regionale: basta litigi, ora è il momento del volemose bene. O piuttosto del voemose ben.

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