Russo premiata dal Cicap per la battaglia contro gli esperti No vax: «Difendere la scienza è questione di responsabilità»
La dirigente della Sanità Francesca Russo si è dimessa dal comitato sui vaccini per le posizioni controverse di due esperti: «In materia di salute serve coraggio: bisogna mantenere la barra dritta anche con posizioni scomode»

Un premio in difesa della ragione è stato consegnato venerdì 14 novembre, durante il Cicap Fest, nell’aula magna di Palazzo del Bo a Padova, a Francesca Russo, dirigente del dipartimento Prevenzione della Regione Veneto.
Il riconoscimento le è stato attribuito dopo le sue dimissioni dal Gruppo consultivo nazionale sulle vaccinazioni (Nitag), presentate in segno di protesta per le posizioni considerate antiscientifiche di due esperti nominati nel comitato. Il premio, assegnato ogni anno a chi si distingue «nella promozione dei metodi e dei valori della scienza», vuole celebrare il suo impegno professionale a favore della corretta informazione e della tutela della salute pubblica.
Dottoressa Russo, che significato ha per lei il premio?
«È un riconoscimento al mio lavoro e a quello di tutti i colleghi della mia squadra. Ricevere un premio per aver difeso la scienza da fake news, pseudoscienze e interferenze capaci di generare messaggi scorretti è qualcosa che non mi aspettavo e di cui sono molto grata».
Cosa significa difendere la ragione oggi?
«Vuol dire essere un punto di riferimento credibile e riconoscibile. Le persone hanno bisogno di figure che ci mettano la faccia. E per chi governa è fondamentale poter contare su tecnici affidabili: è la base di una buona amministrazione».
Perché si è dimessa dal Nitag?
«La composizione del gruppo non mi è sembrata in grado di garantire il rigore necessario per definire strategie vaccinali solide: l’ho ritenuta incompatibile con l’obiettivo stesso del comitato. Non me la sono sentita di normalizzare, con la mia presenza, qualcosa che ritenevo pericoloso: la responsabilità che ricade sui cittadini è enorme e le scelte si misurano in termini di salute».
Crede che il suo gesto abbia stimolato una riflessione necessaria?
«Non pensavo facesse così rumore. È stato rassicurante vedere quanto la comunità scientifica mi abbia sostenuto, è stata la soddisfazione più grande. Credo sia stata una scelta giusta, e questo premio lo conferma: oggi la gente ha bisogno di certezze, non più di dubbi».
Il rapporto tra politica e scienza non è sempre sereno...
«È vero. Un politico che vuole prendere decisioni giuste deve fidarsi del tecnico, e il tecnico deve rispettare il proprio ruolo. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità».
Il presidente Luca Zaia si è sempre fidato del suo lavoro?
«Sì, sia lui che l’assessore e il direttore generale. Ho sempre avuto la fortuna di potermi confrontare in maniera diretta con la politica, che ha seguito le strategie proposte perché erano nell’interesse dei cittadini».
Quanto conta il coraggio individuale nelle istituzioni?
«Più che coraggio, parlerei di responsabilità. Certo, serve anche coraggio nel nostro lavoro: in sanità non si può farne a meno. Bisogna mantenere la barra dritta e sostenere posizioni corrette anche quando è scomodo».
Com’è cambiata la percezione della prevenzione dopo la pandemia?
«Una parte della popolazione, spaventata e segnata dalla perdita temporanea di libertà, non vuole più sentir parlare di Covid. Ma ci sono persone che mi riconoscono per strada e mi ringraziano per quello che abbiamo fatto. La gente sa cos’è la prevenzione e sa fare scelte corrette. Il nostro compito è aiutare gli indecisi».
Guardando alla sua carriera, c’è una scelta che considera particolarmente in difesa della ragione?
«Ogni giorno combatto per rafforzare la prevenzione. Perché senza, il sistema sanitario non regge».
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