Accoltellato per aver difeso una donna da una rapina a Mestre, ergastolo per l’omicida
L’omicidio di Giacomo Gobbato in Corso del Popolo il 20 settembre 2024, la Procura ha ottenuto la pena massima per il moldavo che accoltellò al cuore il giovane: «In tre minuti ha distrutto vite e speranze»

Ergastolo per l’omicidio di Giacomo Jack Gobbato: così ha sentenziato la Corte d’Assise di Venezia che ha condannato alla pena massima Serghiei Merjievschii, il 38enne cittadino moldavo che nella serata del 20 settembre 2024 ha ucciso con un colpo di coltello al cuore Giacomo Jack Gobbato, il 26 enne mestrino intervenuto insieme all’amico Sebastiano Bergamaschi (rimasto ferito a una gamba)!in aiuto di una donna appena rapinata della borsa.

I ragazzi erano poco lontano quando, sentite le grida della signora, si lanciano all’inseguimento del rapinatore. Una breve colluttazione ed è la fine. Non per Merijevschii che, una volta libero, si allontana calmo e 200 metri oltre aggredirà per rapinarla una giovane turista giapponese. Verrà fermato da un cittadino albanese, Clement, che si presenta come poliziotto.
L’accusa
Nella sua requisitoria, la pm Federica Baccaglini sottolinea «La freddezza inaudita e il mix tra aggressività estrema e compostezza» dell’imputato.
Tutto di quella notte è stato immortalato da una telecamera di videosorveglianza: la rapina alla donna, i giovani che lo inseguono, Jack che si accascia a terra, l’uomo che si allontana. Non la colluttazione letale, coperta dalle colonne di Corso del Popolo. Un altro video, ripreso da un residente, riprende poco dopo la seconda tentata rapina. Poi ci sono le testimonianze.

«In tre minuti ha distrutto vite e speranze: dalle 22.57 alle 23 ha colpito una donna alla testa e compiuto una rapina, ha ucciso Giacomo Gobbato, ferito Sebastiano Bergamaschi, si è allontanato per ferire e compiere un’altra rapina», ha proseguito la pm Baccaglini, «C’è l’impeto della violenza e delle lesioni per le donne. Davanti alla reazione generosa dei ragazzi, lui era lucido: si è liberato del coltello».
Nella sua requisitoria la Procura insiste molto sulla forza e la «disciplina da addestramento militare» dell’imputato: «Non sappiamo nulla di lui, di chi è, ma sappiamo che quella sera era senza freni, non mollava la presa. La sua indole violenta è dimostrata anche dal filmato brutale della tentata rapina alla ragazza giapponese, dopo il delitto. Ha dimostrato nell’agire un addestramento militare».
La difesa
L’avvocata Zampieri si è battuta per dimostrare, per la difesa, come di omicidio preterintenzionale si sarebbe trattato (non c’era la volontà di uccidere): «Il suo braccio in quella situazione concitata è andato dove non doveva andare, facendo quello che non voleva fare».
«Non è stata dimostrata la volontà di uccidere», ha proseguito la difesa, «Ha usato il coltello per liberarsi dalla presa dei due giovani che l’avevano bloccato. Non è giusto ricostruire un “personaggio” con un addestramento militare e grande lucidità: penso che dovremo purtroppo prendere atto che non si possa umanamente dare un senso a quello che è successo. Non è stato frutto di premeditazione, ma di un incatenamento di fatti imprevisti e imprevedibili, che hanno inciso sul suo programma di uscire di casa con un coltello per trovare i soldi per il bisogno di sostanza stupefacenti».
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