«Noi impotenti in attesa dell’ambulanza»

TRICHIANA. «Perchè sono partiti con tutta questa nebbia? È il comandante che ha deciso di partire, il comandante l’ha deciso».
Il terzo tecnico dell’elicottero, Franco, dipendente della Smart Elicotteri, è rimasto nel B&B La Colombera ieri mattina: ha visto partire i colleghi, ha sentito il botto poco distante, alcuni minuti dopo. Franco è ancora sconvolto, piange, la titolare del B&B fa quadrato attorno al giovane, poco più che venticinquenne: ancora in tuta tecnica da meccanico si afaccia appena alla porta finestra del locale. Fatica a parlare: «Il mio nome? Non importa, neanche il loro: tutto non ha importanza, loro non ci sono più».
Loro: Silvio e Felice con i quali ha condiviso più campagne di vaccinazione in provincia di Belluno. La squadra era arrivata giovedì e sarebbe dovuta rimanere una settimana per svolgere il lavoro vinto con l’appalto del ministero. Franco è stato sentito per tutto il pomeriggio dagli investigatori della squadra mobile che hanno cercato di ricostruire le circostanze con cui si è deciso di volare nonostante le condizioni proibitive e la visibilità zero sulla zona; oltre alle condizioni del velivolo.
«Sono andati su e si vedeva bene, c’era il sole, altrimenti non si sarebbero alzati» spiegano i titolari del B&B che li ospitava «Già a maggio sono stati qui per un primo giro di profilassi».
A poca distanza dall’incidente ci sono alcune case e in una di queste stavano lavorando alcuni tecnici elettricisti della ditta Offredi. Sono stati loro i primi a chiamare i soccorsi e a raggiungere l’elicottero sperando di poter aiutare qualcuno.
Racconta Enzo Cappiello: «Stavo entrando quando ho sentito prima il rumore anomalo di un motore e pochissimo dopo un botto fragoroso». Difficile dire se il rumore sentito prima dello schianto fosse dovuto a un guasto del motore o al danno provocato dall’urto contro la casa vicina.
«Quando ci siamo accorti che stava succedendo qualcosa di strano, l’elicottero stava già cadendo», continua Cappiello. «Ci siamo precipitati fuori ma era già caduto, siamo corsi in quella direzione e nel frattempo ho chiamato i vigili del fuoco. In pochi istanti ci siamo trovati davanti un ammasso di rottami fumanti e abbiamo visto subito i corpi di quei poveri giovani. Uno di loro sembrava ancora vivo, si muoveva, sembrava che respirasse, ma non so dire se questa fosse solo una nostra impressione, perché le condizioni di entrambi erano veramente brutte».
In pochi istanti attorno all’elicottero si sono riunite alcune persone, tutte a chiedersi cosa fare. «Alcuni volevano aiutare quel ragazzo che sembrava ancora vivo, altri dicevano di non spostarlo per evitare di peggiorare la situazione. È stato terribile, perché mi sentivo impotente e ogni istante che passava prima dell’arrivo dell’ambulanza sembrava infinito». (i.a.)
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