Mose, si provano le nuove cerniere

Baita: «L'opera funziona, adesso bisogna vedere se funziona il sistema»
Ecco le cerniere del Mose. Il «cuore» del sistema, problema tecnico di non facile soluzione per la tenuta delle dighe sott'acqua. Ieri il Consorzio Venezia Nuova ha illustrato lo stato dell’arte del nuovo prototipo che comincia da oggi i test nel campo prove di Selvazzano.


Ai cassoni in calcestruzzo sul fondale (a quota meno venti metri) dovranno essere agganciate le 79 paratoie che si alzeranno, riempite d'aria, in caso di alta marea eccezionale. Il punto cruciale dell’intera opera, perché dalla loro tenuta dipende la tenuta del sistema. Ieri nel capannone industriale della Fip di Selvazzano, società controllata della Mantovani e dunque del Consorzio, è stato illustrato il «campo prove». Un prototipo delle componenti (cassone in calcestruzzo, cerniera e gruppo di aggancio) su cui verranno fatte per i prossimi mesi le sperimentazioni. Piergiorgio Baita, presidente di Mantovani, dà ampie rassicurazioni. «Non ci sono certo problemi di stress o di rotture», dice, «ma bisogna testare in condizioni reali il comportamento elastico dei materiali, la loro possibilità di deformazione in particolari condizioni di pressione». I test con i modelli lo hanno escluso, ma prima di avviare la produzione degli elementi il Consorzio vuole essere sicuro che i materiali non presentino problemi. I punti più delicati sono quelli di giunzione, le saldature tra i vari materiali che sott’acqua saranno sempre a contatto e sottoposti a usura. «I singoli elementi funzionano, ne siamo sicuri», dice Baita, «adesso bisogna vedere se funziona il sistema, e se l’opera funziona nel sistema».


Non bastano più le prove sui modelli e i calcoli a tavolino. Adesso per un anno e mezzo nel capannone di Selvazzano si faranno gli esperimenti in scala uno a uno. Compresa una campana particolare riempita d’acqua per simulare le condizioni di pressioni in mare. «Andiamo avanti, questa è una delle opere che il mondo ci invidia», dice il presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta. E sminuisce le critiche che arrivano nelle stesse ore dal Comune e dall'interrogazione presentata dal senatore Casson, l'ex pm che lo aveva indagato nove anni fa. «Ma per carità, non c’è alcun problema, vedrete».


Il via libera alla sperimentazione era arrivato un mese fa dal Comitato tecnico di magistratura, presieduto proprio da Cuccioletta. Con le prescrizioni fornite da due ingegneri-consulenti del Magistrato alle Acque proprio sulle saldature e la questione delicata della tenuta dei materiali. «La sperimentazione andrà avanti per 18 mesi», dice Baita, «ma entro la fine dell’anno dovremo partire con la produzione degli elementi cerniera». Li costruirà appunto la Fip, ditta padovana della famiglia Chiarotto che produce in tutto il mondo elementi per ponti e ammortizzatori antisismici. «Noi siamo tranquilli», dice il titolare Romeo Chiarotto, che è anche proprietario della Mantovani, «sono anni che ci occupiamo di queste cose e siamo leader in questo settore».


Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova, non nasconde la sua soddisfazione. «E’ un passo fondamentale per la realizzazione del Mose», dice, «un sistema che è stato scelto per coniugare la difesa completa dagli allagamenti con la difesa dell’ambiente». Se i test daranno risultati positivi, la produzione deille cerniere comincerà a fine anno, quella dei grandi cassoni a Santa Maria del Mare nel 2010.

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