Morti nella vasca biologica, vecchi accordi tra le due coop: una era affittuaria dell’altra
La villa della tragedia in cui sono morti di due operai di 21 e 39 anni era stata utilizzata dalla “Un mondo di gioia” per un paio di anni. «Quando abbiamo riconsegnato le chiavi alla Cssa era in ordine, c’è un verbale che lo dice». Solo una settimana fa il centro aveva sensibilizzato gli ospiti sulle regole del lavoro

Il campanello è rotto, lo spiega in stampatello una lunga etichetta. Subito sopra, la cassetta delle lettere è tempestata di nomi, tutti stranieri, perché gli ospiti sono tanti e la posta dovrà pur raggiungerli – che siano buste da casa o avvisi dell’ufficio immigrazione a conferma dei permessi di lavoro. Il cancello non è chiuso a chiave, ma un foglio plastificato mette in chiaro che l’ingresso è vietato «ai sindaci, agli assessori e agli agenti di polizia, a meno che non esibiscano un mandato del giudice»; famigliari e avvocati, invece, possono varcare la soglia. «Quello di via Caorliega a Mirano è un centro sicuro», spiegano dalla direzione della cooperativa “Un mondo di gioia”, «I ragazzi che si trovano all’interno godono di protezione governativa, ecco perché in quello spazio non può entrare chiunque».

Ziad Saad Abdou Mustafa e Sayed Abdelwahab Hamad Mahmoud vivevano qui: arrivati in Italia a inizio anno, avevano trovato riparo proprio nella struttura di Mirano, neanche otto chilometri di distanza da quella villa in disuso dove sono morti, lunedì mattina.
Il civico 62 di via Desman, a Veternigo di Santa Maria di Sala, martedì 5 agosto pomeriggio era deserto, il nastro segnaletico rosso e bianco tra gli alberi unica traccia visibile dalla strada della tragedia che si era consumata solo 24 ore prima.
I vicini della villa della tragedia
I vicini ricordano ancora di quando quello spazio era diventato casa per altri richiedenti asilo, tra il 2020 e il 2022: «Alla notizia di cosa sarebbe diventato quel posto, cinque anni fa, c’erano state proteste e raccolte firme per bloccare il progetto», conferma chi vive da sempre affianco al parco dell’ex maglificio, «Poi però le preoccupazioni si erano spente in fretta: gli ospiti non avevano mai creato problemi, la sera non si sentivano neppure». In paese si vedevano poco, qualcuno faceva capolino in edicola per ricaricare il credito del telefonino, i più sfrecciavano in bici diretti verso il lavoro che avevano trovato, «tanti prendevano l’autobus per Padova, evidentemente li impiegavano lì».
La coop “Un mondo di gioia”
A gestire la villa divenuto centro di accoglienza era proprio la coop “Un mondo di gioia”. «Ma nel 2022 abbiamo restituito lo stabile nelle esatte condizioni in cui l’avevamo ricevuto quando siamo entrati, tre anni prima», assicura la dirigenza della realtà sociale, «C’è una carta firmata che lo certifica, la proprietà non avrebbe avuto quindi alcun titolo per chiederci di intervenire per i lavori di risistemazione, oggi».
L’inciso vuole tagliare subito il filo che collega la cooperativa di Mirano con quella di Spinea, la Cssa, a cui erano intestati muri e terreni di via Desman fino ad aprile, quando ha venduto tutto a una privata; in fase di acquisto, infatti, la 41enne di origini moldave che ha rilevato la proprietà ha preteso dai vecchi proprietari alcuni interventi di messa in ordine.
La procura di Venezia si sta concentrando ora proprio su questo fronte, visto che i lavori in questione non sarebbero stati svolti tramite ditte – né contratti regolari. Il centro di via Caorliega nega di aver prestato manodopera a questo scopo, ma non solo: «Il nostro lavoro è quello di favorire l’integrazione dei nostri ospiti, offrendo loro formazione e informazione a diversi livelli: la lingua italiana, prima di tutto, ma anche le leggi e i sistemi che riguardano l’impiego. Solo una settimana fa avevamo organizzato un incontro proprio per mettere in guardia i ragazzi riguardo ai rischi del lavoro nero e del caporalato, e Zyad e Sayed avevano partecipato assieme agli altri».
Nessuna collaborazione tra coop
Dalla Cooperativa sociale servizi associati arrivano simili dinieghi: dagli uffici di Spinea spiegano che non esiste alcuna forma di collaborazione con “Un mondo di gioia”, almeno non dopo il 2022, quando comunque i rapporti tra le due realtà si sarebbero limitati al contratto di affitto: «Sono ambiti ben diversi», specificano. «Abbiamo dato la massima disponibilità agli inquirenti per chiarire l’accaduto. È vero che la villa di Veternigo era una nostra proprietà, fino ad aprile, poi l’abbiamo finalmente venduta, quando era sfitta ormai da tempo», spiegano i vertici di Cssa, prima di chiudere sul discorso degli interventi di risistemazione, «Su questo preferiamo non rispondere, sarà la magistratura a chiarire, è una questione fondamentale. Noi siamo tranquilli: siamo convinti di aver agito sempre secondo la legge».
Entrambe le cooperative si dicono piegate dal dolore, nessuna delle due avrebbe indicazioni sul terzo uomo presente lunedì mattina: «Non sapevamo che i nostri due ospiti fossero lì e non sappiamo se ce ne sia stato anche un altro», ripetono da Mirano, «Ma stiamo cercando di affrontare l’accaduto con tutti i nostri ragazzi». —
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