«L’eredità? Può attendere ancoraMa se potessi avere quel quadro...»
Famiglia Brass ai ferri corti sull’eredità. Tra il serio e il faceto il regista Tinto afferma di volere per sé i quadri raffiguranti soggetti femminili. «Certo - spiega - ai nudi tengo moltissimo. Magari potessi tenermi in casa anche i culi di Guttuso»

In famiglia Brass ci sarà pure da discutere sull’eredità dei dipinti, certo. Ma non sulle preferenze di Tinto che ha un sogno: svegliarsi ogni mattina davanti... alle gambe aperte di una donna. Artisticamente parlando, s’intende. Quelle magistralmente dipinte nell’«Origine du monde» dal fracese Gustave Courbet, per esempio. «Lui ha fatto l’origine del mondo, ma i miei culi sono la fine del mondo», commenta il regista veneziano. Ha tutta l’aria di un ricongiungimento naturale nell’arte quello fra il maestro dell’erotismo e il pittore francese.
Ma perché bramare tanto un pezzo così unico, per di più inavvicinabile a causa delle severe misure di sicurezza del Musee d’Orsay di Parigi? In casa Brass ci sono già ben oltre 500 dipinti lasciati in eredità da padre e madre, che ora i fratelli Tinto - Maurizio, Andrea e i figli di Italico, deceduto - si stanno contendendo, senza riuscire a mettersi d’accordo. Se, in qualche modo, a Tinto sarà concesso scegliere qualche pezzo in particolare, punterà sulle rosee e carnose forme femminili. «Certo, ai nudi tengo moltissimo. Magari potessi tenermi in casa anche i culi di Guttuso». Ambizioso, il regista veneziano. Ma per quanto riguarda gli affari di famiglia non c’è fretta, anzi: «Non c’è proprio bisogno di ossessionarsi - dice - Si deve procedere con calma e arrivare ad una ragionata suddivisione».
Sembra proprio prendersela con comodo, Tinto, specialmente ora che è tutto immerso nella creazione del suo nuovo cortometraggio: «Hotel Courbet», in omaggio al suo pittore preferito. Ieri, durante la nostra telefonata, si trovava nel mezzo di un «piacevolissimo pranzo» con la protagonista Caterina Dargi: «Sono qui a Roma, a tavola con questa splendida donna. Stiamo girando il corto in questi giorni, finiremo appena dopo le feste».
Passano gli anni, ma Tinto Brass non cambia mai. A breve sarà di nuovo sullo schermo, dunque, ma anche in passeggiata per le calli di Venezia. In dolce compagnia, forse, ma più probabilmente affiancato da fratelli e avvocati, che devono decidere come spartire la ricca eredità di famiglia. Fra i 500 quadri, ce ne sono due di grande valore come quello del vedutista genovese del 1700 Alessandro Magnasco, valutato 400 mila euro, e un’opera del manierista cinquecentesco «Parmigianino». Ma non finisce qui: ci sono anche decine di pezzi di argenteria antichi e numerosi gioielli, per un valore complessivo di alcuni milioni di euro. I membri della famiglia Brass hanno ottenuto dal giudice del Tribunale civile, Maria Marra, il sequestro giudiziario di tutti i beni lasciati dai genitori assieme a cinque testamenti, uno diverso dall’altro. A scatenare la discussione è stata proprio la loro interpretazione.
Ma una cosa è certa: Tinto è pronto a mollare tutto - forse - ma non i nudi. A quei dipinti lui tiene più che ad ogni altra cosa.
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