Lega, alta tensione sulle liste venete. Gli esclusi attaccano: «Promossi gli amici»
Mancano alcuni nomi per i collegi di Verona, Treviso e Vicenza. Il segretario Stefani deciderà a brevissimo. Corsi: «Il partito non farà strada con questi dirigenti, io esco perché non è più casa»

Vincitori e vinti. La quadra sulle liste della Lega non è ancora stata trovata: mancano da scegliere gli ultimi nomi nelle province di Treviso, Verona e Vicenza, ma dopo il direttivo di giovedì il segretario veneto candidato alla presidenza della Regione, Alberto Stefani, non ha avuto il tempo di chiudere il cerchio (venerdì era presente al funerale dei tre carabinieri caduti nel Veronese).
Sono già note, però, alcune esclusioni urticanti, che riaccendono la tensione nel Carroccio: ben oltre le schermaglie verbali, tra i bocciati prevale la convinzione che la maggioranza salviniana – simboleggiata dal candidato alla presidenza Alberto Stefani e dai sottosegretari Massimo Bitonci e Andrea Ostellari – abbia, scientificamente, estromesso dalla corsa elettorale i competitor (perlopiù di fede zaiana) dotati di consenso sul territorio e perciò potenziali ostacoli ai piani del vertice.
Ne è persuaso, tra gli altri, Enrico Corsi, bandiera leghista nella città di Verona. Consigliere uscente dal curriculum non banale (è stato capogruppo in Provincia, presidente dell’Ater, assessore al commercio e turismo) il veterano sbatte la porta con parole di fuoco. «A Padova, i soliti noti hanno escluso Luciano Sandonà, secondo per preferenze nel collegio, presidente della prima commissione, relatore in aula del bilancio. Una figura stimata, tolta di mezzo per promuovere gli amici degli amici. Lo stesso copione inscenato nel Veneziano, dove hanno fatto fuori veterani come Fabiano Barbisan e Gabriele Michieletto. È una vergogna senza precedenti, con questi dirigenti il partito non farà molto strada».
Di Corsi, nella lista scaligera del Carroccio non c’è traccia: «Ho fatto un passo indietro quando hanno iniziato a bersagliarmi, con attacchi e allusioni. Liquidato il dissenso, ora è in atto la rimozione chirurgica dei non allineati. Basta, esco dalla Lega». Destinazione Forza Italia sponda Flavio Tosi? «Vedremo, di certo questa non è più la mia casa». Evocato, Sandonà evita, more solito, di incrociare la lama ma non nasconde l’amarezza: «Neanche una parola di spiegazione, neppure una telefonata per motivare una decisione che reputo ingiusta». Il Padovano, peraltro, conta un altro epurato eccellente: «Da tempo, insieme a una squadra di amministratori e amici, lavoravamo al progetto di una mia candidatura al Consiglio del Veneto, un percorso che aveva acceso entusiasmo e raccolto un ampio sostegno, lasciando presagire un risultato assai soddisfacente», esordisce la nota di Daniele Canella, sindaco a San Giorgio delle Pertiche e vicepresidente vicario della Provincia. «In questi giorni, però, è divenuto palese che, ancora una volta, venute meno le condizioni per giocare la partita come avrei voluto, non potrò partecipare in prima persona alla sfida elettorale».
Toni misurati, inversamente proporzionali al dispetto suscitato dal veto: «Che farò? Resto dove sono. A San Giorgio stiamo completando cantieri che rivoluzioneranno il volto del paese mentre la Provincia di Padova, finalmente, torna al centro delle strategie e dello sviluppo dei territori, perciò continuo il cammino, a testa alta, con la stessa forza e passione che hanno guidato ogni mia corsa elettorale».
Attenzione: a dispetto delle trappole disseminate dai rivali, Canella è un’autentica calamita di consensi: rieletto sindaco con il 78%, è stato il più votato anche su scala provinciale. Facile immaginare che ora punterà al timone della Provincia. E il 23-24 novembre? «Non farò mancare il sostegno al prossimo presidente della Regione, né a quei candidati del centrodestra che riterrò davvero all’altezza di rappresentare i veneti». Messaggi cifrati, sì, ma non troppo.
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