Lega a congresso: a Vicenza prevale la continuità

Ballottaggio: Busetti, sostenuta dai big, diventa segretario. Allo sfidante Grande il 40% dei voti. Dal Lago soddisfatta
Maria Rita Busetti, sindaco di Thiene e nuovo segretario provinciale della Lega a Vicenza
Maria Rita Busetti, sindaco di Thiene e nuovo segretario provinciale della Lega a Vicenza
VICENZA.
L'ansia rottamatoria, propria di partiti come il Pd, non interessa più di tanto la Lega: il «rottamatore» Roberto Grande, 35 anni e gran propugnatore di un ritorno alle origini, è uscito sconfitto ieri dal ballottaggio per la segreteria provinciale vinto dalla 63enne Maria Rita Busetti, sindaco di Thiene e ora anche responsabile del Carroccio berico. Marita per gli amici, nel giorno del suo 63esimo compleanno, vince con 440 voti contro i 293 di Grande. «Sono felice» ha detto mentre placava l'eccesso di endorfine con un sacchetto di papatine al bar del VieEst Hotel. Le urne, aperte alle 9,30, sono state chiuse prima di mezzogiorno, 1080 i delegati aventi diritto al voto, dei quali solo 773 presenti fisicamente.


«Sono felice di questo abbraccio collettivo. Oggi festeggio, domani sarò al lavoro. Credo nei militanti della Lega, nelle donne, lavorerò molto e d'intesa con la base perché la Lega è movimento e partito di governo. Non c'è un prima e un dopo rispetto alla segreteria precedente (Paolo Franco, ndr), Franco sapeva quel che faceva e lo faceva bene».


Lo sconfitto, cavallerescamente, è corso ad abbracciare la sua segretaria. Mentre le sue riserve se le tiene tutte - identità veneta, sconquasso del territorio, no all'Unita d'Italia - ma è contento, un Leonida con 300 fedeli, deciso a fermare sulle Termopili la deriva romana del partito. «Ho raccolto il 40% dei voti. Ho chiesto un referendum sul partito, l'ho avuto e l'ho perso, solo contro tutti, impensabile del resto vincere contro la maggioranza organizzata dei signori delle tessere. Ma i militanti sono un'altra cosa, la Lega è un movimento, non diventerà un insediamento. Capisco ma non mi adeguo, le domande snobbate che ho posto restano, tra tutte chiedersi che cosa è diventata la Lega oggi».


Grande non viene dalla luna, vice di Paolo Franco, sodale di David Lovat, appoggiato discretamente dall'assessore regionale Roberto Ciambetti, per quattro anni un insider che ha lavorato nei gangli più delicati del partito, nondimeno si sente all'opposizione. La maggioranza dei delegati gli ha preferito la Busetti, mostrando moderazione, voglia di cambiamento ma dentro una formula di tranquilla transizione, rassicurante. Rassicurati i maggiorenti del partito, la Dal Lago, i Finozzi, i Filippi, la Bizzotto, ai quali indirettamente si rivolgeva la vis polemica con cui Grande ha condotto in solitaria la campagna elettorale. Ha avuto ragione, ma solo al 40%.


I «signori delle tessere», per Lovat «i feudatari sui colli», corrispondono alla pancia di un partito che tiene alla compostezza, alla serenità nella continuità e che, insomma, ha cara l'arte politica del possibile nel solco della grande tradizione dorotea di cui in Veneto è il legittimo erede. Felice anche Manuela Dal Lago: «Passate le divisione e le esasperazioni della vigiglia, ora si lavora tutti insieme. Bella e grande l'affluenza. Una donna alla segreteria è un tocco di stile, con in più un grado di passionalità femminile anche se le donne non sono una novità nel nostro partito. Stanno in parlamento e negli enti locali senza bisogno di quote rosa, roba che non mi è mai piaciuta».
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