La Salvaguardia boccia Tadao Ando
Approvato il restauro del complesso, ma non l’utilizzo degli spazi interni con il grande cubo. La Sovrintendenza aveva dato parere favorevole. Stop al progetto dell’architetto giapponese per il museo di Punta Dogana

L'architetto Tadao Ando con un modellino del progetto
Venezia.
Stop al progetto del museo Pinault per la Punta della Dogana. La Commissione di salvaguardia ieri ha dato il via libera al restauro strutturale dell’edificio seicentesco del Benoni, ma ha bloccato, invece, il progetto di Tadao Ando, perché non rispetterebbe la tipologia e la distribuzione degli spazi del complesso monumentale.
Il progetto del famoso architetto giapponese dovrà perciò essere rivisto, in un confronto con la Commissione, nonostante avesse già ottenuto il preventivo parere favorevole dal sovrintendente ai Beni Ambientali e Architettonici di Venezia Renata Codello, che segue direttamente le fasi del recupero e della trasformazione museale della Punta della Dogana.
Il progetto di Ando prevede l’inserzione di un grande cubo bianco minimalista, dalle pareti di cemento armato, inscritto nella struttura seicentesca del Benoni e la ridefinizione di tutti gli spazi interni, con aperture e demolizioni. Una scelta che - in occasione della presentazione ufficiale del progetto alla Dogana, con Pinault, Ando e il sindaco Massimo Cacciari - era stata difesa dal sovrintendente.
«Il progetto di Ando è estremamente rispettoso dell’edificio - aveva dichiarato l’architetto Codello - e inoltre la Punta della Dogana è un complesso monumentale per la parte esterna, più che per l’interno, dove negli ultimi cinquant’anni sono state inserite tramezzature e materiale di scarsissima qualità».
Ma non è stato questo, ieri, il parere della Salvaguardia, che ha discusso a lungo, decidendo che non era possibile approvare il progetto di Ando in questa forma, dando invece il via libera al restauro dell’edificio, che prevede la sistemazione dei tetti, dei portali, dei muri perimetrali.
Le perplessità della Commissione sul progetto dell’architetto giapponese che ha già curato per Pinault il restyling di Palazzo Grassi, riguardano soprattutto la sua qualità nel ridefinire gli spazi interni, senza rispettare la loro tipologia che prevede una serie di ambienti paralleli che si affacciano, dai due lati, sul Canale della Giudecca e sul Canal Grande, da cui storicamente entravano e uscivano le merci.
Nella nuova idea progettuale, “vistata” dalla Soprintendenza e legata al museo d’arte contemporanea da costituire, invece, gli spazi interni divengono quasi circolari intorno al cubo centrale che sarà il centro della nuova area espositiva.
Da parte della Commissione, invece, si vorrebbe una maggiore valorizzazione e rispetto degli spazi interni della Dogana - a cominciare dalle magnifiche capriate - permettendo, così, di continuare a “leggerli” nella loro dimensione storica. L’altro ordine di perplessità espresso dalla Salvaguardia nella riunione di ieri rispetto all’intervento di Ando, riguarda l’inserimento della parte tecnologica legata al museo, dall’impianto di illuminazione, a quello di riscaldamento e condizionamento dell’aria, passando per i nuovi servizi.
Anche sulle loro caratteristiche e sulla distribuzione si chiederanno lumi all’architetto, prima di poter dare via libera a un progetto che, almeno in parte, dovrà necessariamente essere modificato. Il tempo, comunque, non manca, perché il solo restauro strutturale della Dogana dovrebbe durare complessivamente circa un anno.
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