La protesta sfila su Ponte della Libertà

Carabinieri, polizia e vigili urbani stanno predisponendo in tutta fretta un percorso che permetta di garantire la sicurezza ai manifestanti e di ridurre al minimo i disagi per il traffico
Hanno sfilato su Ponte della Libertà gli studenti che a migliaia, nel massimo rispetto della città, hanno fatto sentire la loro voce contro il governo, scandendo il loro "no" alla riforma della scuola voluta dal ministro Mariastella Gelmini.


Un dissenso che ha animato tutte le piazze del Veneto - assenti bandiere di partito e di sindacati - dove ha prevalso la fantasia, con il ministro Gelmini raffigurata come una santa battezzata per l'occasione "Beata Ignoranza" a Venezia. A (circa 2.000 studenti) sono state protagoniste bare e lapidi, che hanno decretato la "morte della scuola".


A Padova sono sfilati in 7.000 mescolando le scuole elementari, con maestre, bambini e genitori, gli studenti delle medie superiori e universitari. Un gruppo colorato e rumoroso che è partito dal Prato della Valle è dopo aver percorso le vie del centro cittadino è confluito in Piazza Insurrezione.


Manifestazioni che hanno creato problemi alla viabilità ma non all'ordine pubblico a cominciare da quella più temuta di Venezia. Il corteo, invece, ha percorso il Ponte della Libertà creando temporanei disagi agli automobilisti, mentre chi era sui bus pubblici è sceso per proseguire a piedi, complice la bella giornata, per lo più solidarizzando con i manifestanti. Sempre lungo il Ponte della Libertà il corteo ha raccolto al solidarietà dei macchinisti dei treni che giungevano a Venezia e che, nel rallentare per motivi di sicurezza, hanno salutato i ragazzi facendo suonare le trombe delle motrici.


Il corteo veneziano, per motivi di ordine pubblico, ha avuto il permesso di proseguire fino al Parco di San Giuliano a Mestre dove si è sciolto tra slogan e l'invito a continuare la protesta. Vi hanno partecipato solo alcuni insegnanti, sorpresi di essere in così pochi ma anche critici con i sindacati 'rei' hanno detto, "di aver fatto poco o nulla contro la riforma della scuola" e di aver indicato come data dello sciopero un giorno "che è caduto esattamente dopo la trasformazione del decreto in legge dello Stato".

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia