La famiglia Benetton lascia basket e volley dal giugno 2012

L'annuncio in una conferenza stampa a Villa Minelli. Resta l'impegno nel rugby e nei settori giovanili. "Una scelta meditata e sofferta" ha spiegato Gilberto Benetton: "I risultati sono calati"
La famiglia Benetton
La famiglia Benetton
TREVISO. I Benetton chiudono dal 2012 con basket e volley e lasciano orfana Treviso di due sport che hanno coltivato e lanciato campioni in mezzo mondo, rafforzando con i propri giocatori le due rispettive nazionali italiane. L'Nba ha accolto Andrea Bargnani, Denis Marconato, Tyus Edney, Boki Nachbar, Tony Kukoc. Senza contare allenatori come Mike D'Antoni (ora Ny Knicks), Ettore Messina (Real Madrid), o Zeumir Obradovic (Panathinaikos). Il volley ha invece consacrato Alberto Cisolla, dal settore giovanile Sisley alla vittoria di Mondiali e trofei in maglia azzurra, Lorenzo Bernardi, Andrea Zorzi.


La città "respirava" soprattutto pallacanestro a pieni polmoni da più di vent'anni; lo sport trascinava le squadre giovanili, mini atleti in cerca di un posto al sole guardando ai big, tornei di contorno che animavano l'estate coinvolgendo l'intera Marca. E il volley non era da meno. Prima tutto era senza troppe pretese, il professionismo che sembrava una chimera. Negli anni Settanta era la Pallacanestro Treviso, poi nel 1978-79 diventò Liberti, che traghettò la squadra in A. E nel 1982 la famiglia Benetton fece sognare una tifoseria trascinata da Gilberto, che quasi mai ha mancato a una partita al Palaverde, il palazzetto dello sport costruito dagli imprenditori del tessile.


Con il basket i biancoverdi si sono presi 5 scudetti, 8 coppe Italia, 2 Coppe Europee, 4 Supercoppa Italiana; mentre con il volley 9 scudetti, 4 Coppe Campioni, 5 Coppe Italia, 1 Coppa delle Coppe, 4 Coppe Cev, 7 Supercoppa italiana, 2 Supercoppa europea. In totale 51 trofei e 51 "stendardi", le bandiere appese sul soffitto del Palaverde (la Mecca dello sport trevigiano) a indicare la blasonatura.


La notizia ha preso tutti in contropiede. Forse la decisione è dovuta al calo vertiginoso di spettatori rispetto agli investimenti sempre più cospicui. Ma nessuno prevedeva che i Benetton si privassero di due dei tre "gioielli" sportivi di famiglia, tenendosi il "primo" amore, cioè il rugby.


"Manterremo e potenzieremo - ha detto
Gilberto Benetton
- i settori giovanili e tutte le attività sociali che si svolgono a La Ghirada'', la cittadella dello sport della famiglia. "Questo - ha spiegato - è un giorno triste dopo trent'anni di attività professionistica ad alto livello e di vittorie, ma gli scenari sono cambiati: negli anni Ottanta il nostro ingresso nello sport aveva una valenza sociale, per dare lustro alla città e coinvolgere il territorio in qualcosa di importante e l'entusiasmo del pubblico e dell'ambiente era grandissimo'' ma ora, ha detto, ''indubbiamente non è più così sia sul piano dei risultati che su quello del seguito delle squadre".


Spera in un ripensamento il presidente della giunta regionale del Veneto,
Luca Zaia
, che da trevigiano si è messo a disposizione dei Benetton per trovare il modo di non disperdere "un patrimonio non solo sportivo ma di grande valore territoriale per tutta la regione". Zaia ha ricordato il grande ruolo sociale e identitario svolto dalle squadre di basket e di pallavolo dei Benetton: ''Non siete semplicemente delle partite Iva - ha osservato - ma il simbolo stesso del legame tra sport e territorio, autentici produttori di uno sportsystem riconosciuto in tutto il mondo".


Un primo commento è arrivato dal mitico
Dino Meneghin
, oggi presidente della Federazione italiana pallacanestro (Fip). "Sicuramente è stata una sorpresa - ha detto - e sono dispiaciuto. Lo considero un segnale preoccupante, da valutare e da comprendere perché è espressione del difficile momento che stiamo attraversando.


"Conosco la passione per lo sport della famiglia Benetton - ha continuato Meneghin - e spero che ci ripensino e trovino nuovi stimoli per riaffrontare lo sport professionistico, fermo restando il meraviglioso lavoro che stanno facendo con Verde Sport. E' comunque un monito per tutto il mondo dello sport: e' un periodo in cui non si può fare il passo piu' lungo della gamba".

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