"Italia ferma, muoviamola"

Il leader in pectore della nuova formazione non fa polemiche. «Noi porgiamo l'altra guancia»
Un Paese fermo. «Inchiodato da 13 anni su Berlusconi e i comunisti. Noi vogliamo muovere l'Italia e guardare al futuro. Con questo nuovo partito che unisce invece di dividere, che punta all'innovazione, alla cultura e alla modernità». Per chiudere la sua campagna elettorale per primarie, il candidato segretario del Pd Valter Veltroni sceglie il suo tema preferito: la cultura. E il luogo simbolo della politica - e della sinistra - a Venezia: l'aula magna della facoltà di Architettura ai Tolentini.

 Sala strapiena, applausi e siparietto in stile televisivo con gli esperti intervistati dal giornalista Rai Marino Sinibaldi. Carmen Consoli e le immagini in bianco e nero della storia d'Italia, dal Dopoguerra ai giorni nostri. «Berlusconismo di sinistra», abbozza un anziano militante dei Ds. Ma lo spettacolo è partito. Veltroni ascolta paziente quasi tre ore di relazioni e di discorsi. Poi sale sul palco e parla camminando con il microfono in mano. Tv, cinema, cultura e buonismo. Tanto che il sindaco di Roma conclude tra gli applausi il suo discorso con un richiamo evangelico: «Noi porgiamo l'altra guancia», scandisce, «a chi dall'altra parte insiste con la demonizzazione. Non faccio battute né polemiche, e sono disposto a farlo unilateralmente. Ma dobbiamo toglierci questi chiodi, dal 1994 si parla solo di Berlusconi e dei comunisti, e il paese non cammina».

 Meno tre alle primarie, dunque. Con l'obiettivo «minimo» del milione di voti. E un punto fermo: «Vogliamo diventare il primo partito italiano, una forza politica nuova fondata sui valori che dìa una risposta alla domanda di cambiamento, innovazione e decisione». «Tra il momento in cui si decide e quello in cui si realizza», sottolinea Veltroni, «passa troppo tempo. Noi vogliamo rendere più efficienti questi meccansimi. E' insopportabile quando la politica diventa casta. E badate bene il 90 per cento di quello che Rizzo e Stella hanno scritto nel loro libro è vero: la politica non può far finta di nulla, deve ascoltare, capire e correggere».

 Appena arrivato ai Tolentini, Veltroni ha subito dribblato i giornalisti. Oggi non dichiaro, venite a sentire. Niente polemiche, niente politica gridata. E' la linea scelta dal sindaco di Roma, che prova a mettere insieme pezzi della sinistra e di Margherita, società civile e nuove leve. Oggi si parla di cultura. Con le relazioni degli esperti venuti quasi tutti dalla capitale, e Odifreddi, Carmen Consoli, Fois, il regista Mazzacurati che se ne va prima del tempo. Veltroni fa l'elogio della buona politica: «Senza la politica i conflitti sarebbero lasciati alla prevalenza del più forte». Traccia in poche linee quello che dovrà essere il nuovo Pd («Luogo del buon umore dove la gente discuta e le differenze siano valorizzate e non demonizzate», «strumento di crescita degli individui e delle Pari Opportunità»). Cita Internet («La vera rivoluzione, ai nostri tempi gli studenti avevano il Bignami, oggi hanno la Rete»). Bacchetta il vizio della sinistra di autoflagellarsi. «Nel mio cassettone ho trovato un po' di vecchi documenti», dice, «molti cominciavano sempre con la stessa frase: Il Paese sta attraversando una crisi drammatica...». Adesso basta. Dobbiamo valorizzare le nostre potenzialità. A cominciare dalla cultura, dall'ambiente». Un grande sogno che si realizza, dice Veltroni, che ha già modificato in questi quattro mesi «il linguaggio e le parole della politica». Un progetto che secondo Dario Franceschini, capogruppo alla Camera dell'Ulivo, «dovrà reintrodurre l'etica nella politica, il cambiamento come valore positivo, aperto alla società». «Solo così», dice, «i giovani torneranno a guardarci». Una nuova fase, quella del Pd, che PER Franceschini «ha bisogno di coraggio». E di idee nuove. Come quella di recuperare risorse dalla gestione del patrimonio artistico soprattutto nel Meridione, di mantenere pubblica la Rai e aumentarne la qualità. Applausi per tutti. E domenica si vota.

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