I comitati presentano il conto:"Comune colpevole"

Mauro Olivi punta l'indice contro i ritardi per lo scavo del canale di via Valleselle e contro il black out delle pompe di Ca' Emiliani. Ed accusa: «Tutto questo perché si pensa solo al tram»
MESTRE. Dopo la protesta degli oltre 500 arrabbiati dei comitati degli allagati, alle 11.30, una delegazione è stata ricevuta nella sala consiliare del Municipio dal capo di gabinetto del sindaco, Maurizio Calligaro, e dall'assessore comunale ai Lavori pubblici, Sandro Simionato. I due responsabili dell'amministrazione comunale hanno ascoltato domande, denunce e perplessità dei comitati, che hanno messo sotto accusa le istituzioni, per gli allagamenti del 26 settembre, a poco più di un anno dagli ultimi.

Ecco i principali interventi.

Mauro Olivi
. Il presidente del comitatone, che unisce gli otto comitati degli allagati della terraferma, ha posto i suoi pesanti interrogativi: «Come mai le 31 ordinanze del sindaco per lo scavo dei punti tombati del canale di via Valleselle a Catene e per la demolizione delle opere edilizie costruite a ridosso del fossato, sono state firmate solo dopo il 26 settembre? E' da un anno che chiediamo questi provvedimenti, che se realizzati in tempo, avrebbero salvato la zona dai recenti allagamenti. Perché mercoledì mattina le pompe di Ca' Emiliani non sono entrate in funzione a causa del blackout e solo dopo quando era tardi hanno cominciato a funzionare grazie al gasolio? Il 17 aprile abbiamo chiesto al sindaco di chiedere la nomina al governo di un commissario straordinario per le gestione dell'emergenza, perché aspettare questo tempo? L'amministratore delegato di Vesta Andrea Razzini ha detto che non ha potuto realizzare molte opere fognarie, perché fondi ingenti sono stati distratti, per fare il tram, è vero?».

Antonia Rambelli
. La portavoce del comitato via San Donà (da via Pasqualigo a via dell'Essiccatoio): «I lavori per le messa in sicurezza dell'incrocio della morte tra via Pasqualigo e via Martiri della Libertà ha comportato la copertura dei fossi. Una circostanza, che ci ha fatto andare sotto acqua come non era mai successo».

Luciano Callegaro
. Per il comitato di Mestre centro Callegaro ha detto: «In città ci sono 11 punti critici da risolvere, per evitare gli allagamenti. Solo tre sono in fase di completamento: per gli altri otto non c'è progettualità. Il sindaco Cacciari, tempo fa, aveva chiesto all'assessore ai Lavori pubblici Sandro Simionato, che queste opere fossero pronte entro la fine dell'anno ma siamo ancora in alto mare. Vorrei vendere la mia casa ma oggi è stata deprezzata, chi me la compra? Chiedo al Comune che ci aiuti, per i danni subiti che non ci faccia più pagare l'Ici, le tasse dei consorzi di bonifica e di Vesta, finché la città non sarà messa in sicurezza».

Ferdinando Rossignoli
. «La nostra zona - ha affermato il portavoce del comitato del rione Sabbioni - è andata sotto due metri, se la Protezione civile avesse aperto un varco verso il Marzenego, ci saremmo salvati».

Maura Cremini
. E' del palazzo Ater di via Casona, vicino al parco Albanese: «Il nostro condominio 31 anni fa è stato costruito a 93 centimetri sotto il livello della strada e ogni anno andiamo sott'acqua, vorrei sapere chi ha dato il permesso a costruire così?».

Maurizio Contavalli
. «La sera prima degli allagamenti - ha evidenziato il leader dell'associazione per la salvaguardia di Malcontenta - c'è stata una riunione alla Municipalità di Marghera, in cui sono stati fatte notare all'ingegner Carretta del consorzio Sinistra Medio Brenta le strozzature del canale di scolo di Malcontenta, che avrebbero dovuto eliminare da anni. Solo ora che 40 case di via Del Cassero sono finite sotto un metro e mezzo di acqua, per quasi due giorni, hanno cominciato a scavare le parti interrate del canale. Chiedo che sia istituita una commissione d'inchiesta, per stabilire se ci sono state responsabilità per gli allagamenti».

Claudia Maccatrozzo
. La negoziante di via Mutilati del Lavoro, Marghera ha espresso la sua disperazione: «Dieci negozi sulla nostra strada sono andati sotto acqua, abbiamo perso tutto. I risarcimenti devono arrivare subito, così non possiamo lavorare».

Giuseppe Lavia
. Il residente di via Pusteria, a Bissuola, ha concluso: «Vivo in un appartamento seminterrato, che è stato travolto da oltre due metri di acqua. Vivo nel terrore di un'altra pioggia».

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia