Fondaco, fino al giorno prima dei licenziamenti Lvmh offriva azioni ai dipendenti

Alcuni lavoratori hanno aderito alla proposta: poco dopo hanno saputo che sarebbero rimasti senza lavoro
Francesco Furlan
Il Fondaco dei Tedeschi a Rialto
Il Fondaco dei Tedeschi a Rialto

Fino al giorno prima sono stati invitati a far parte della grande famiglia del gruppo Lvmh di Bernard Arnault aderendo al piano per l’acquisto delle azioni riservato ai dipendenti.

E qualcuno, tra i lavoratori del Fondaco dei Tedeschi gestito da Dfs (gruppo Lvmh), ha deciso di partecipare, investendo un po’ di risparmi. Il giorno dopo si sono visti recapitare la lettera di licenziamento: della grande famiglia, dal prossimo settembre, i lavoratori del Fondaco non avrebbero più fatto parte.

È il paradosso veneziano che suona come una vera e propria beffa per i 226 lavoratori destinati - se non si troverà in fretta una soluzione - a perdere il posto di lavoro.

«Già in estate ci era stata prospettata la possibilità di acquisto», raccontano alcuni lavoratori, «tanto che in molti, di fronte al fatto che gli affari non andassero al meglio, erano rassicurati dalla proposta perché confermava la presenza del Fondaco, e quindi di noi lavoratori, nel gruppo».

Le mail, la piattaforma per aderire il piano, alcuni incontri per capire che tipo di investimento fosse.

«Il piano permette ai dipendenti di essere coinvolti ancor più da vicino nello sviluppo del Gruppo», recita il testo recapitato ai dipendenti. «Inoltre dimostra quanto LVMH sia riconoscente per il lavoro e l’impegno profusi quotidianamente. LVMH Shares offre così una nuova via per unire forze e talenti e affrontare con determinazione i prossimi anni».

Il piano era stato annunciato dal colosso del lusso già in primavera, rivolto al 70% della sua forza lavoro globale, accessibile in 11 Paesi tra Nord America, Europa e Asia. Tra i dipendenti potenzialmente interessati anche i lavoratori del Fondaco.

Molto giovani, alcuni dei quali attratti dalla possibilità di investire piccole somme nel gruppo di “casa”, che aveva conquistato la loro fiducia con buoni stipendi, un sistema di welfare innovativo e una buona organizzazione del lavoro.

Come raccontano lavoratori e lavoratrici: sarebbe stato difficile, prima, trovare qualcuno pronto a lamentarsi o a criticare l’azienda. Un benessere diffuso che spiega, almeno in parte, la scarsa sindacalizzazione. Solo che poi è arrivata la doccia fredda.

«Il piano poggia sui fondamenti del nostro Gruppo», aveva spiegato Bernard Arnault, a capo del gruppo, nel presentare il progetto per la vendita delle azioni ai dipendenti, «il suo spirito di famiglia e i suoi valori di innovazione, creatività, eccellenza, spirito imprenditoriale e senso dell’impegno. Questi valori, condivisi dai nostri collaboratori nei punti vendita, negli atelier e nelle sedi di tutto il mondo, ci guidano giorno dopo giorno verso l’obiettivo di suscitare il desiderio. Sono convinto che il successo futuro del Gruppo si basi sulla nostra capacità di lavorare insieme per continuare a crescere».

Il prezzo di sottoscrizione delle azioni è stato fissato il 18 ottobre, fissato sulla media dei prezzi di apertura delle azioni LVMH sul mercato Euronext Paris durante le venti giornate di contrattazione precedenti, con uno sconto del 20%. Circa 500 euro. Previste anche forme di contributo.

La sottoscrizione si è conclusa il 13 novembre (consegna dei titoli prevista il 18 dicembre). Il 14 novembre sono arrivate le lettere di licenziamento. E le parole di Arnault sulla famiglia, ai dipendenti, sono apparse subito vuote.

Ora bisognerà capire come muoversi visto in queste operazioni, quando si esce dal gruppo, si è costretti a rendere il favore ricevuto in termini di agevolazioni all’acquisto. Chi ha comprato le azioni si sta leggendo bene tutte le clausole. Dfs, contattata, ha ritenuto di non commentare.

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