Finanza in casa di cura «Truffa da 5 milioni»

PADOVA. Piccoli pazienti accolti nella casa di cura solo se nella richiesta del medico era indicato un ricovero in day hospital (ricovero giornaliero) e non una semplice prestazione ambulatoriale. Sempre e comunque, anche quando la patologia non sarebbe stata così grave da reclamare un intervento terapeutico lungo una giornata e affidato a un’intera équipe. Il motivo è semplice secondo la procura della Repubblica di Padova che ha aperto un’inchiesta: i cosiddetti ricoveri in day hospital sono forniti dalla casa di cura privata in regime di convenzione, ovvero vengono saldati dalla Regione attraverso l’Usl cui appartiene il paziente. E quanto sono pagati? Tre volte di più rispetto a una prestazione ambulatoriale. Ecco che nell’arco di un quinquennio quel gioco - è l’ipotesi accusatoria - avrebbe fatto indebitamente finire ben 5 milioni di euro nelle casse del Centro di foniatria, noto come “Casa di cura Trieste”, con sede a Padova in via Bergamo 10. In pratica un milione di euro all’anno “regalato” dal pubblico.
Nel registro degli indagati risultano iscritti la presidente del consiglio di amministrazione (nonché tra i proprietari) del Centro di foniatria, la dottoressa Donatella Croatto, 65 anni, e il direttore sanitario, il professor Luigi Diana, 75 anni, già sovrintendente sanitario e commissario straordinario dell’ex Usl 21 di Padova. L’accusa contestata è di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni del Servizio sanitario del Veneto. Mercoledì il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza ha messo a segno un blitz nella clinica durato fino a ieri: sequestrate ben 4 mila cartelle cliniche dal 2008 a oggi relative a bambini che hanno usufruito del ricovero in day hospital pagato dalla Regione. A Croatto e Diana, piuttosto stupefatti, è stato notificato l’avviso di garanzia: la presidente e il direttore sanitario hanno già incaricato della difesa lo studio legale Longo-Ghedini.
A far scattare gli accertamenti un esposto firmato dal dottor Sandro Artusi, direttore sanitario dell’Usl 15 dell’Alta padovana. Artusi aveva segnalato che il Centro sollecitava le famiglie a farsi prescrivere dai rispettivi pediatri ricoveri in day hospital per patologie curabili con prestazioni ambulatoriali. Il risultato? Un guadagno triplo per la Casa di cura e una spesa tripla a carico dell'ente sanitario che paga.
Le Fiamme Gialle hanno già sentito il rappresentante dei pediatri, il dottor Gallo. Quest’ultimo ha confermato come sono state le famiglie dei piccoli pazienti a esigere ricoveri in regime di day hospital, sostenendo che, altrimenti, la casa di cura non avrebbe accettato i bambini per le terapie. Anzi, se non avessero ottenuto la prescrizione richiesta, molti genitori minacciavano di rivolgersi a un altro pediatra.
Cristina Genesin
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