Finanza in casa di cura «Truffa da 5 milioni»

PADOVA. Piccoli pazienti accolti nella casa di cura solo se nella richiesta del medico era indicato un ricovero in day hospital (ricovero giornaliero) e non una semplice prestazione ambulatoriale....
Convegno Fonochirurgia Abano (Dott. Donatella Croatto) 19.10.00 Sandri foto PIRAN
Convegno Fonochirurgia Abano (Dott. Donatella Croatto) 19.10.00 Sandri foto PIRAN

PADOVA. Piccoli pazienti accolti nella casa di cura solo se nella richiesta del medico era indicato un ricovero in day hospital (ricovero giornaliero) e non una semplice prestazione ambulatoriale. Sempre e comunque, anche quando la patologia non sarebbe stata così grave da reclamare un intervento terapeutico lungo una giornata e affidato a un’intera équipe. Il motivo è semplice secondo la procura della Repubblica di Padova che ha aperto un’inchiesta: i cosiddetti ricoveri in day hospital sono forniti dalla casa di cura privata in regime di convenzione, ovvero vengono saldati dalla Regione attraverso l’Usl cui appartiene il paziente. E quanto sono pagati? Tre volte di più rispetto a una prestazione ambulatoriale. Ecco che nell’arco di un quinquennio quel gioco - è l’ipotesi accusatoria - avrebbe fatto indebitamente finire ben 5 milioni di euro nelle casse del Centro di foniatria, noto come “Casa di cura Trieste”, con sede a Padova in via Bergamo 10. In pratica un milione di euro all’anno “regalato” dal pubblico.

Nel registro degli indagati risultano iscritti la presidente del consiglio di amministrazione (nonché tra i proprietari) del Centro di foniatria, la dottoressa Donatella Croatto, 65 anni, e il direttore sanitario, il professor Luigi Diana, 75 anni, già sovrintendente sanitario e commissario straordinario dell’ex Usl 21 di Padova. L’accusa contestata è di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni del Servizio sanitario del Veneto. Mercoledì il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza ha messo a segno un blitz nella clinica durato fino a ieri: sequestrate ben 4 mila cartelle cliniche dal 2008 a oggi relative a bambini che hanno usufruito del ricovero in day hospital pagato dalla Regione. A Croatto e Diana, piuttosto stupefatti, è stato notificato l’avviso di garanzia: la presidente e il direttore sanitario hanno già incaricato della difesa lo studio legale Longo-Ghedini.

A far scattare gli accertamenti un esposto firmato dal dottor Sandro Artusi, direttore sanitario dell’Usl 15 dell’Alta padovana. Artusi aveva segnalato che il Centro sollecitava le famiglie a farsi prescrivere dai rispettivi pediatri ricoveri in day hospital per patologie curabili con prestazioni ambulatoriali. Il risultato? Un guadagno triplo per la Casa di cura e una spesa tripla a carico dell'ente sanitario che paga.

Le Fiamme Gialle hanno già sentito il rappresentante dei pediatri, il dottor Gallo. Quest’ultimo ha confermato come sono state le famiglie dei piccoli pazienti a esigere ricoveri in regime di day hospital, sostenendo che, altrimenti, la casa di cura non avrebbe accettato i bambini per le terapie. Anzi, se non avessero ottenuto la prescrizione richiesta, molti genitori minacciavano di rivolgersi a un altro pediatra.

Cristina Genesin

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