Ca’ Foscari, Fiano: «Presenterò denuncia per le minacce ricevute a San Giobbe»
Emanuele Fiano annuncia azioni legali dopo la contestazione subita all’università Ca’ Foscari di Venezia, dove alcuni attivisti hanno inscenato il gesto della P38 e urlato insulti. «Quelle che ho ricevuto sono minacce»

Emanuele Fiano è pronto a sporgere denuncia nei confronti degli attivisti che lo hanno contestato lo scorso lunedì a San Giobbe. «Farò denuncia, sto esaminando la questione con i miei avvocati. Ho mandato loro i filmati di quella sera», spiega Fiano, «possono essere ritenute minacce: sia il gesto della P38, sia le urla.
Sono anche identificabili le persone. E lo ribadisco, quelle che ho ricevuto sono minacce». Anche durante il suo intervento in aula Baratto, Fiano ha riavvolto il nastro ai gesti e alle parole viste quando è stato contestato dagli attivisti del collettivo Sumud e Fronte della gioventù comunista. «Mi ha colpito quando hanno urlato “Fiano a testa in giù”, facevano il gesto della P38 sghignazzando. Non so se sappiano che cosa è iniziato con quei simboli».
Anche il ministro all’Università e alla Ricerca Anna Maria Bernini è netta. «L’università è un luogo di libertà e anche di dissenso. Tutti hanno diritto di parlare, altrimenti non è più un’università ma uno stadio. Siamo in un luogo dove unico limite è no alla violenza, mai in un’aula universitaria dovremo di nuovo vedere il gesto la P38», sottolinea, «Chiunque insulti dentro o fuori, è un reato. La rettrice ha scelto di non denunciare, è una sua scelta. Vorrei ringraziare le forze dell’ordine: oggi possiamo essere qui perché qualcuno fuori ce lo sta consentendo».
La rettrice di Ca’ Foscari Tiziana Lippiello ribadisce l’importanza di non adottare le stesse metodologie di chi usa violenza verbale e vuole imporre la propria opinione su quella altrui. «Mi sono sincerata che lunedì scorso non ci fossero situazioni di pericolo e incolumità fisica, non volendo quindi che ci fosse un intervento delle forze dell’ordine», sottolinea Lippiello, «non conosco l’identità di queste persone, stiamo facendo verifiche. Sono in corso le indagini, si vedrà. La questione è responsabilizzare i ragazzi: sono liberi di contestare ma non di usare la violenza». —
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