Fassino apripista: «Walter ci farà vincere al Nord»
Il segretario diessino a Mestre: per il 2010 puntiamo alla guida di Veneto e Lombardia
MESTRE.
Perchè Walter Veltroni e non un candidato del Nord? «Perchè un leader si sceglie per le qualità che ha e non in base al luogo dov'è nato e Veltroni - i sondaggi lo dimostrano - è il candidato con la più alta capacità di penetrazione anche all'interno del centrodestra». Una scelta, dunque, finalizzata a «uno degli obiettivi strategici per il 2010: diventare forza di governo anche in Veneto e Lombardia». Così il segretario nazionale dei Ds Piero Fassino, ieri mattina a Mestre per presentare la lista Democratici per Veltroni che domenica concorrerà alle primarie per il costituendo Partito democratico e in visita alla Fondazione Pellicani («Gianni sarebbe stato un grande protagonista del Pd per la spiccata ispirazione riformista che ha sempre guidato la sua azione politica»).
Primarie-evento, secondo Fassino. «Domenica sera molti profeti di sventura saranno smentiti» profetizza il leader Ds rispondendo a chi, in questi mesi, ha parlato della consultazione come di un'operazione meramente burocratica. Gli elementi che lo fanno ben sperare sono «i 35mila candidati per le assemblee costituenti nazionale e regionale, un terzo dei quali provengono da percorsi esterni ai partiti; la metà delle presenze assicurata alle donne; la possibilità di voto concessa a chi ha compiuto i 16 anni». E, soprattutto, la «straordinaria mobilitazione di molti, con 12 mila seggi e 65-70 mila scrutatori».
E pur glissando sulle sparate di Visco («antistatalismo consustanziale dei veneti») e Padoa-Schioppa («le tasse sono bellissime») che non hanno certo contribuito ad attirare simpatie al centro-sinistra Fassino riconosce come centrale la «questione settentrionale». Tanto da candidarsi, per l'era post-Ds, quando «sarò un dirigente del Pd» a considerarla «una delle cose a cui potrei dedicarmi potendo dare qualche contributo significativo».
E se l'obiettivo a medio termine del Pd è quello di conseguire quel riconoscimento elettorale del 35 per cento che consentirebbe di poter guidare in tranquillità una coalizione di governo, qualche obiettivo a breve il Pd l'ha già ottenuto. «In tempi di anti-politica diamo una buona risposta politica riavvicinando i cittadini - elenca Fassino - Il Pd unisce, aggrega e costringe gli altri a farlo: vedi le discussioni tra Fini e Berlusconi, vedi Casini che parla di due opposizioni, vedi, alla nostra sinistra, le aggregazioni attorno a Rifondazione-Comunisti italiani, parte dei Verdi». Non solo. Con il Pd «per la prima volta nella storia italiana le diverse storie e culture riformiste si uniscono e possono diventare maggioritarie». Infine, di fronte a uno scenario come l'attuale in cui «prevalgono più i fattori di distinzione che di coesione» e «l'immagine della maggioranza è di debolezza e fragilità» il Pd può e vuole costituire «uno strumento per rafforzare e consolidare l'esecutivo». La vera sfida? La confida a margine Laura Fincato, in lizza per la Costituente nazionale. «E' quella di costruire il Pd sul territorio, tornando a una politica dal basso».
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