ELEZIONI A VENEZIA Orsoni:«Trasferire tutti i beni demaniali al Comune»
Il candidato sindaco del centrosinistra Giorgio Orsoni chiede per la città i poteri riconosciuti a Roma Capitale

VENEZIA Una nuova Legge speciale per Venezia, che trasferisca tutti i beni demaniali al Comune, laguna ed Arsenale in testa (fatti ovviamente salvi quelli realmente utilizzati da uffici statali), che conceda a Venezia - per la sua specificità - i poteri che sono già stati riconosciuti a Roma Capitale (compresi finanziamenti straordinari rispetto alla ripartizione ordinaria), che introduca meccanismi di federalismo fiscale ed autonomia finanziaria per la città.
Una nuova Legge speciale che non sia iniziativa di un’amministrazione o un gruppo di parlamentari, ma una proposta di legge di iniziativa popolare e - quindi - supportata da almeno 50 mila firme di cittadini veneziani e veneti. E’ la proposta che lancia il candidato del centrosinistra Giorgio Orsoni, alla vigilia della chiusura della campagna elettorale.
«Non siamo più nel 1973 quando ci fu un concorso di tutta la politica veneziana - ben orchestrata da Gianni Pellicani - a sostegno della legge speciale per Venezia», osserva Orsoni nel presnetare la proposta, «oggi il clima politico non è tale da sperare in grandi condivisioni trasversali. Per questo serve una legislazione dal basso, pensata, elaborata, proposta dalla città secondo alcune linee guida, sviluppate con il contributo tecnico delle nostre università, ad esempio. Una proposta che sia approvata dal Consiglio comunale e che per diventare una sorta di nuovo statuto della città di Venezia sia presentata come proposta di legge di iniziativa popolare: certo, 50 mila firme sono tante, ma c’è spazio per raccoglierle, coinvolgendo anche il Veneto, perché alla salvaguardia di Venezia è legato il destino della regione».
Nel merito, Orsoni sostiene che «non è più accettabile che la città paghi per avere indietro beni demaniali, come i forti o lo stesso Arsenale, quando sono stati acquisiti allo Stato Italiano solo perché Venezia era Stato a sua volta, prima dell’annessione: se fosse stata una città come le altre, palazzo Ducale e Arsenale sarebbero già sue. Per non dire la laguna, che è parte integrante del suo territorio. Con il passaggio alla città, si risolverebbero problemi di sovrapporsi di competenze e autorizzazioni, sulla laguna come su Porto Marghera: il Comune deve diventare primo attore, riacquistare centralità rispetto allo Stato, la città dev’essere padrona di sé». (r.d.r.)
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