Dramma a Mirano, cardiologo suicida in ospedale
Un’iniezione di farmaci nell’ambulatorio dell’ospedale di Mirano. Così si è suicidato Maurizio Franceschi, cardiologo 52enne sposato e padre di due figli. Franceschi era smontato dal servizio martedì sera, si è chiuso nel suo studio e si è iniettato una dose letale di farmaci

MIRANO.
Un’iniezione di farmaci per farla finita, nel luogo più sicuro: l’ambulatorio dell’ospedale dove lavorava. A togliersi la vita è stato Maurizio Franceschi, affermato cardiologo dello staff guidato da Bernhard Reimers. Miranese, 52 anni, sposato e padre di una figlia di 11 e un figlio di 19 anni, Franceschi lavorava da 25 anni nell’unità operativa di Cardiologia dell’ospedale di Mirano, tra i miglieri ecocardiografisti del Veneto. A detta di colleghi e pazienti era uno dei più meticolosi dell’equipe, da sempre eccellenza del nosocomio miranese, guidato per anni dal primario Pietro Pascotto.
Un medico mite e disponibile con tutti, dai colleghi ai pazienti, preferito da molti proprio per il suo modo di fare garbato e cortese. A scoprire il suo corpo è stata ieri mattina un’infermiera del reparto, poco prima dell’orario di apertura al pubblico. Franceschi era smontato dal servizio martedì sera, ma invece di tornare a casa si è chiuso nel suo studio e si è iniettato, forse con una flebo, una dose letale di farmaci. Non prima però di aver lasciato poche righe nel suo personal computer, sulla scrivania. Un messaggio breve per scusarsi con la moglie e soprattutto i figli, un pensiero per i genitori e l’estremo affettuoso saluto alla famiglia. Ieri mattina l’attività nel nuovo monoblocco è iniziata nel trambusto generale.
Volti scuri e occhi gonfi di lacrime tra le infermiere di reparto e i colleghi medici. Sul posto, a prestare conforto alla moglie, medico di base a Spinea, anche il direttore generale dell’Asl 13 Arturo Orsini, il direttore sanitario Filippo Accietto e il primario storico del reparto, Pietro Pascotto. Per tutta la mattinata, tra pazienti e personale sconvolti, sono proseguiti gli accertamenti svolti dai carabinieri della stazione di Mirano per cercare di dare una spiegazione al tragico gesto. Nessun dubbio sul fatto che si tratti di suicidio, tanto che il magistrato di turno, Giorgio Gava, ha deciso di non ordinare l’autopsia, lasciando la salma a disposizione dei famigliari.
Secondo le prime indiscrezioni il gesto compiuto dall’uomo sarebbe riconducibile a motivi personali, anche se non spiegati esplicitamente nel messaggio. Chi negli ultimi tempi ha lavorato fianco a fianco con Franceschi, parla di un uomo dall’aspetto triste, apparentemente depresso e schivo. Nulla però che potesse far pensare a un gesto estremo. Secondo i colleghi non vi erano nella sua vita problemi affettivi, né di ordine economico o di salute. La causa più probabile appare dunque un’oscura crisi depressiva.
Argomenti:suicidi
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Leggi anche
Video