«Denuncino anche me»

Mose, Cacciari attacca il Consorzio Venezia Nuova
«Voglio esprimere tutta la mia solidarietà all’ingegnere Di Tella. Quella di fargli causa è stata una scelta insensata. Lui non ha mai offeso nessuno ma esposto con grande competenza le sue tesi alternative al Mose, che il Comune peraltro condivide». Si arrabbia, il sindaco Cacciari, quando legge la notizia pubblicata dalla Nuova. «Il Consorzio Venezia Nuova chiede i danni agli autori dei progetti alternativi al Mose». Una citazione civile e una richiesta di danni, che il pool di imprese ha affidato a due avvocati di Milano, Adriano Vanzetti e Giulio Sironi, e ai loro referenti veneziani Francesco Rossi e Sergio Camerino. La critica al Mose finisce dunque in Tribunale. Non è la prima volta, dopo le denunce a Italia Nostra, Stefano Boato, Aurelio Foscari, Carlo Ripa di Meana, Ottavio Spagnuolo. E le denunce penali ai comitati No Mose. Ma stavolta l’accusa è quella di «accanimento mediatico». Gli ingegneri avrebbero insistito più volte con le loro critiche al sistema Mose, anche con articoli e lettere ai giornali. «Ma che significa? E’ ridicolo», sbotta il sindaco, «a questo punto denuncino anche me, il ministro dell’Ambiente, e tutti coloro che criticano il Mose».


Intanto Di Tella, insieme agli ingegneri Paolo Vielmo e Giovanni Sebastiani, preparara la linea difensiva. E si affida ad avvocati di lustro, come Cesare Galli, Mariella Melandri e Massimo Donadi. La curiosità è che Donadi, avvocato civilista mestrino, è anche senatore di Italia dei Valori e segretario veneto del partito di Antonio Di Pietro. Il ministro delle Infrastrutture che è di fatto il committente del Mose e dei lavori del Consorzio Venezia Nuova. E che ha insistito perché le alternative - proposte dal Comune e dagli ingeneri denunciati - venissero bocciate. «In questo caso faccio l’avvocato», dice Donadi, «ho accettato perché sono convinto che questa sia una causa giusta. Il mio assistito ha esercitato un suo legittimo diritto di critica. Piuttosto qui si tenta di mettere a tacere le voci di dissenso. Con questa iniziativa molto grave che costringe uno stimato professionista a spendere soldi per gli avvocati. Sono evidenti gli effetti intimidatori. Ed è paradossale che tutto questo venga fatto dal Consorzio con soldi pubblici».


Insomma la polemica divampa. Perché il concessionario che sta costruendo il Mose, criticato da più parti e in sede tecnica anche da molti ingegneri, ha scelto la linea dura. Secondo alcuni osservatori questo potrebbe essere dovuto a un momento di difficoltà. Se i lavori provcedono alle tre bocche di porto, infatti, le contestazioni non si placano. E adesso i fondi della Finanziaria 2008 (550 milioni di euro necessari a continuare gli interventi) sono stati cancellati dal ministro dell’Economia. Difficoltà di bilancio e forse anche un’eco alle critiche avanzate due mesi fa dalla Corte dei Conti ai sistemi di finanziamento del Mose e del Ponte di Messina. «Magari fosse vero», commentano i comitati dell’Assemblea permeanente No Mose, «forse siamo ancora in tempo a bloccare lo scempio ambientale della laguna. Lo scavo dei canali, le colate di cemento, le barene a gradoni per ospitare milioni di metri cubi di fanghi scavati».


Quanto alla denuncia ai tre ingegneri, l’Assemblea annuncia iniziative clamorose. Come un’azione legale collettiva «per chiedere a progettisti ed esecutori delle opere i danni già fatti e quelli che si faranno, documentati dall’Osservatorio naturlaistico del Comune di Venezia». «Esprimiamo anche a nome dei 12.500 firmatari della petizione solidarietà con quelle persone che hanno avuto il coraggio di dire quello che moltissimi cittadini pensano: Il Mose, «Macchina Obsoleta Succhia Euro» è un’opera inutile e dannosa che serve solo a chi la fa». Intanto il taglio dei finanziamenti al Mose mette in dubbio anche la sua conclusione prevista dal contratto per il 2012. Ipotesi cper cui le imprese sono pronte a chiedere i danni.

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