Dentro al container c’è l’arte

«Ma è un’opera d’arte questa?» dice un ragazzo. Incuriosito, è entrato nel container piazzato tra riviera XX Settembre e via Verdi. Dentro una teca con 20 biglietti da 500 euro ciascuno, soldi veri.


«Quest’opera dichiara il proprio valore», sorride Ronald Lewis Facchinetti, uno degli organizzatori dell’installazione. 10 mila euro. L’opera, senza titolo, è di Michele Graglia. A pensarci è geniale. L’arte che non riproduce la realtà ma la incornicia è uno degli stilemi dell’avanguardia, almeno dal dada, dalla patafisica fino alla pop-art anni ’60. E oltre: da «Ceci n’est pas une pipe» di Magritte (1948, il dipinto riproduce una pipa) a Duchamp fino a Warhol. Il dio denaro esposto nella sua materialità di biglietti, cristallizzati dietro il vetro, banconote stampate dallo Stato, vere, spendibili. La moneta trasformata in icona, oggetto da guardare, come si guarda appunto un quadro o una scultura. Simbolo beffardo delle relazioni umane, del contratto sociale. Allora sì, è un’opera d’arte.


«Container art» è l’iniziativa approdata a Mestre fino al 23 novembre, dopo essere passata in forme diverse a Torino, Genova (25 container), Roma, ma anche Gerusalemme e New York, la settimana prossima sarà a San Paolo in Brasile. 21 container sono stati allestiti in città piccole come Varese e Bergamo. A Mestre sono quattro: oltre a quello di Michele Graglia in riviera XX Settembre, «Iarp6» del Gruppo Cerbero in via Lazzari (un’automobile Mini attrezzata con un «estetoscopio»), «L’isola dei ciclopi» di Marco Tagliapietra in via Temanza, la rassegna di Videoart Yearbook in piazzale Leonardo da Vinci.


Nel container di riviera XX Settembre un computer direttamente collegato a un blog di Current Television permette di scrivere quello che si vuole sull’installazione da 10 mila euro. La Mini con l’estetoscopio, se uno vuole, gliela portano pure a casa (collegarsi a www.videoroom-mobi). Sabato 22 novembre andrà in scena una composizione itinerante di People from the Mountains (www.fromthemountains.com): alle 14 il primo movimento in via Lazzari, «Silences»; alle 15 in piazzale Da Vinci, «Secrets»; alle 16 in via Temanza, «Signs»; di nuovo in riviera alle 16 con l’ultimo movimento, «Numbers». E la città diventa arte

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia