Ceggia, la lettera della zia di Gabriele letta al funerale

Tiziana, mi ricordo di quando eri bambina, giocavamo tra cugine: Lorella te ed io. Ricordo le nostre corse, i nostri giochi di bambine, soprattutto ricordo di quando giocavamo con i sassolini. Ricordo la tua bellezza di bambina: avevi i capelli lunghi color oro e ondulati come boccoli, la carnagione chiara e gli occhi azzurri. Sembravi una bambolina. Eri mite e timida, arrossivi per un nonnulla. Anche quando avevi ragione non alzavi la voce, facevi le tue osservazioni, ma sempre con garbo e preferivi il silenzio al litigio. Il tuo animo gentile, la tua straordinaria sensibilità ti impediva di importi, di ribellarti e, forse per questo, ogni tanto dai tuoi occhi trapelavano delle ombre di tristezza. A scuola eri bravissima, non solo perché studiavi tanto, ma perché ti piaceva lo studio, non c’era materia che non ti appassionasse. Ti sarebbe piaciuto fare un percorso di studi più lungo ma non è stato possibile.


A volte i desideri più profondi si scontrano con le difficoltà quotidiane, con le convenzioni ed i luoghi comuni e tu hai percorso una strada che forse non era la tua. Ricordo la tua intelligenza ma, soprattutto, ricordo la tua grande sensibilità. Sensibilità per gli altri, per tutti gli esseri viventi. Sensibilità per la cultura, per l’arte. Ricordo la tua camera piena di libri che divoravi. La tua fame di conoscenza non si è mai spenta. Ricordo le nostre lunghe chiacchiere sui temi più disparati: poesia, storia, medicina, politica. Ricordo di come cambiavi quando si parlava di questi argomenti, diventavi più bella, la bocca sorrideva e nei tuoi occhi si accendeva una luce intensa. I tuoi occhi brillavano e anche loro sorridevano. La tua intelligenza e la tua sensibilità erano grandi e tu avevi delle potenzialità straordinarie che la vita non ti ha permesso di esprimere completamente.


Ricordo della tua gioia di quando aspettavi tuo figlio, della gioia di quando hai avuto Gabriele, delle tue premure per lui. Ricordo di come ti documentavi per dare il meglio a Gabriele: sullo svezzamento, sulle vaccinazioni, sull’igiene, sull’educazione e su ogni argomento che riguardasse la crescita del bambino. Ricordo della cura con la quale hai cresciuto Gabriele, del tempo che gli hai sempre dedicato e dell’attenzione alle sue esigenze. Anche quando gli altri ti dicevano che erano capricci tu lo ascoltavi perché tu sapevi che per lui non lo erano. Il tuo amore per lui era grande e incondizionato. Gabriele viveva per te e tu vivevi per lui. Penso che la tua sofferenza deve essere stata grandissima ed inesprimibile. Penso anche che tu abbia voluto fare un ultimo estremo gesto d’amore nei confronti di Gabriele.


A me, a tutti noi, rimane il rimpianto per non aver compreso, per non aver fatto abbastanza. A te Tiziana chiedo scusa di questo e a te Gabriele chiedo scusa per non aver saputo aiutare la tua mamma che tanto ti voleva bene. Mara

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