Bellavite: «Io non sono un No vax. Nel 2017 aiutai la Regione Veneto»
Il professore di Verona contro i vaccini che il Governo ha inserito nel Nitag: «Non dico chi mi ha messo lì»

Medico gradito al mondo No vax e ora membro di una commissione ministeriale in tema di vaccini. Paolo Bellavite, 73 anni, professore di Patologia generale all’Università di Verona, nel 2021 venne allontanato dall’ateneo per le sue tesi giudicate antiscientifiche.
Quattro anni dopo il ministro della Salute Orazio Schillaci lo inserisce nella lista dei 22 saggi del Nitag, organismo che dovrebbe orientare il governo Meloni nelle politiche vaccinali nazionali. Burioni, Bassetti e Cartabellotta sono insorti con commenti sdegnati. Francesca Russo, dirigente del Dipartimento di Prevenzione della Regione Veneto, ha rassegnato le dimissioni dalla commissione riconducendo la sua scelta alla presenza di colleghi portatori di tesi antiscientifiche. Però Bellavite ha anche chi lo sostiene, uno di questi è il senatore leghista Claudio Borghi e ieri anche la deputata di FdI Elisabetta Gardini l’ha difeso.
Ma allora professore, è davvero No vax?
«Non sono No vax, sono solo critico sulle scelte vaccinali. Sono contro l’obbligo, per esempio. Ho scritto anche un libro».
Il libro lo può anche scrivere, ora però è finito in una commissione ministeriale. A chi ha la scienza come faro potrebbe sembrare quantomeno poco opportuno.
«Mi permetto di ricordare che nel 2017 il Veneto presentò ricorso alla Corte costituzionale contro l’obbligo vaccinale per i bambini. Io feci una ricerca scientifica e l’avvocato della Regione la portò davanti ai giudici».
Questo non depone a suo favore, significa che è sempre stato contro i vaccini.
«Ma mi vuole dire che rischi ci sono? Oggi la polio non esiste. Se uno va in Afghanistan o in Nigeria avrebbe un senso ma in Italia? E poi perché vaccinare un bimbo di 2 mesi per l’epatite? È una malattia che si prende solo con contatti sessuali o trasfusioni di sangue. Se questo è essere No vax allora siamo tutti No vax».
Vede che rifiuta la scienza?
«No, io non sono un cretino che si oppone alla scienza. Semmai è la vera scienza che è decaduta a causa dell’invadenza della politica. Un certo tipo di politica ha voluto governare la popolazione utilizzando presunte evidenze scientifiche che poi non c’erano».
La pensa così anche sui vaccini anti Covid?
«I vaccini durante il Covid non hanno impedito i contagi, quindi tutto il presupposto politicamente fondato sul Green pass era sbagliato. Era sbagliato scientificamente. Quella fu una scelta politica».
Quindi secondo lei i vaccini anti Covid non sono serviti a nulla.
«Non ho detto questo e la diffido ad attribuirmi cose che non ho detto».
Prego allora, mi dica lei a cosa sono serviti i vaccini anti Covid.
«Hanno avuto efficacia sulla protezione dalla mortalità da Covid, soprattutto nelle persone anziane e fragili. Questo tipo di efficacia, che non nego, ha cominciato poi a calare, per la comparsa delle varianti che sfuggivano ai vaccini. Dopo 6-7 mesi l’efficacia dei vaccini era sottozero».
Resterà nel Nitag o farà un passo indietro?
«Passo indietro, e perché mai?».
Quale sarà il suo apporto in quella commissione?
«Noi, io e Eugenio Serravalle, l’altro che viene tacciato di essere un No vax, lavoreremo insieme a tutti gli altri, per dare consigli al ministro sulle politiche vaccinali. Valuteremo insieme i risultati. Spero si potranno prendere decisioni più basate sui dati che sulle opinioni».
Dicono che lei sia un omeopata.
«Io insegno Fisiopatologia alla Scuola di medicina omeopatica di Verona. Penso che l’omeopatia possa essere usata su una persona malata per curare la malattia, non su una persona sana per evitare di ammalarsi».
Però lei consigliò anche di bere tanto succo d’arancia.
«E cosa c’entra? L’arancia contiene tanti antivirali. È il potere terapeutico degli alimenti. La gente confonde tutto».
Francesca Russo della Regione Veneto ha rassegnato le dimissioni perché ci siete voi.
«Non capisco per quale motivo abbia fatto una cosa del genere. Mettiamo anche, per assurdo, che io sia uno che dice fesserie. È questo un motivo per dimettersi? Siamo in 22, mettiamo che uno la pensi in modo sbagliato: vorrà dire che tutti gli altri lo faranno presente. Mi dispiace che se ne sia andata così, e vorrei sapere esattamente gli errori che mi imputa. Facciamolo in un incontro pubblico».
Ora però confessi: chi ha fatto il suo nome al Ministero per inserirla nella commissione?
«Io sono conosciuto da vari politici. Il mio nome era semplicemente circolato negli ambienti dei partiti intorno al governo».
Sarà sicuramente qualche politico veronese. Fontana? Mazzi? Tosi?
«Non posso dirlo». —
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