«Autostrade, va creata un’Authority regionale»
Riello (Confindustria Veneto): «Il controllo ministeriale sui piani finanziari non basta»
VENEZIA. Della questione della presenza pubblica nelle società di servizi ha fatto da sempre, come tutta la Confindustria, un suo cavallo di battaglia. Andrea Riello, presidente degli industriali veneti, non è da oggi, infatti, che si batte per privatizzare le società e metterne sotto controllo la qualità del servizio. È una battaglia dura, dato che, ovviamente, c’è anche l’altra faccia della medaglia: e cioè che il pubblico si disfa malvolentieri di società che, per lo più, guadagnano grazie alla posizione di monopolio assoluto e/o territoriale che detengono sui loro servizi. Ma come nel caso dell’abnormità dei consiglieri e dei dipendenti della Brescia-Padova, il problema non è facile da risolvere. «La prima questione - dice - è proprio quella degli obiettivi che una società ha».
E cioè?
«Se è posseduta dal pubblico e da persone che hanno obiettivi politici è facile che i comportamenti degenerino e che, magari, si tenda a mettere nel consiglio qualcuno che è stato bocciato alle elezioni o ad assumere gente in funzione del consenso elettorale. Tanto più che, essendo in monopolio e non essendo esposta alla concorrenza, è facile guadagnare».
Va bene. Ma le concessioni date dovrebbero forzare le società a rispettare degli obiettivi d’investimento. Non basta?
«Certo che le concessioni impongono dei vincoli e delle regole. Ma non basta il controllo ministeriale sul rispetto dei piani finanziari in generale, servirebbero anche controlli più specifici».
E su che cosa?
«In primis sulla qualità del servizio: chi garantisce oggi gli utenti? Chi controlla che il servizio venga effettivamente erogato nei tempi e nelle modalità richieste? Che in autostrada si facciano effettivamente le manutenzioni richieste, che gli allacciamenti alla rete elettrica rispettino tempi definiti e così via, che ci sia il rispetto anche delle esigenze dell’utenza e non solo di quelle delle società?»
E che cosa propone?
«Lo chiedo da tempo: che ci sia un’authority a livello locale che sorvegli e sia il giudice ultimo della funzionalità e anche della tutela dell’utente per tutti i servizi pubblici».
Ma non avremmo così una pletora di organismi pubblici?
«No, ma solo con un’authority regionale si possono fare controlli efficaci e garantire che siano rispettati sul territorio parametri di efficienza nell’erogazione di un servizio: che si tratti dell’asfaltatura di un’autostrada o dell’erogazione dell’acqua o della funzionalità dei trasporti. Solo così si può trovare e sanzionare chi non fa il suo dovere».
Ma il problema del controllo non riguarda solo i pubblici ma anche le società miste o private.
«Certo, tanto più che qui c’è anche una sorta di conflitto di interessi. Perché chi fa il consigliere di una società privata deve, per legge, fare l’interesse di questa e non certo quello dell’azionista che lo ha mandato lì. Invece spesso si confondono ruoli e obiettivi».
Faccia un esempio.
«Potrei fare quello della Save, di cui sono consigliere. I due azionisti pubblici dovrebbero fare l’interesse della società e non dell’azionista che li ha nominati. Ma, alla fine, se l’obiettivo di una società privata è quello di fare utili chi controlla che effettivamente l’utenza abbia i servizi richiesti?».
Mi scusi, ma il pubblico risponde: perché dovrei disfarmi di società che sono in utile e danno un reddito?
«Primo per la questione che si diceva all’inizio, e cioè che è facile sovrapporre obiettivi politici a obiettivi economici e di efficienza. E quando governano i primi sono disastri per tutti. Secondo perché lo scopo del pubblico non è quello di fare utili o avere partecipazioni ma di fare l’interesse del territorio che governa».
Ma questa è un’affermazione di principio, nei fatti poi guadagnano i privati.
«Sì ma il pubblico ha gli strumenti per controllare. E poi non è affatto un’affermazione di principio, dietro c’è moneta sonante».
Cioè?
«Comuni e Provincie tengono immobilizzati centinaia di milioni in partecipazioni, mentre i territori da loro controllati hanno fame di infrastrutture. Se Verona cedesse il suo aeroporto potrebbe destinare più o meno cento milioni di euro al suo territorio e agli investimenti di cui ha bisogno, dalle strade alle scuole, e lo stesso dicasi per Comune e Provincia di Venezia che tengono immobilizzati più o meno la stessa cifra ciascuno in Save e poi non hanno fondi per gli investimenti e rischiano di perdere la Mostra del Cinema perché non trovano i soldi per costruire un palazzo. Che senso ha tenere bloccate queste risorse?».
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