Artisti e intellettuali in laguna per caso

Poco spazio ai veneti. E neanche Mazzacurati riesce a parlare
VENEZIA.
A Sondrio, piuttosto che a Catanzaro. A Bergamo, invece che a Sassari. Si sarebbe potuta svolgere in ciascuna di queste città - invece che a Venezia, l'incontro del Partito Democratico sul valore della cultura per la crescita del Paese tenutosi ieri all'Iuav, e non sarebbe cambiato assolutamente nulla, perché la realtà veneziana e veneta (a parte l'introduzione del rettore Carlo Magnani, padrone di casa e l'intervento solo politico di Massimo Cacciari) è stata completamente assente dal dibattito di ieri e l'unico "indigeno" chiamato a dire la sua - il regista padovano Carlo Mazzacurati per il Cinema - se n'è andato dopo circa due ore, senza avere proferito parola. L'occasione era certamente quella di un convegno di respiro nazionale, ma la struttura di esso prevedeva - primo dell'intervento dei politici - lo svolgimento di due panel di operatori culturali, ma anche artisti, autori o scienziati, che raccontassero ciascuno la propria esperienza e le proprie speranze legate anche alla nascita del nuovo partito.

 Ebbene, nessuna di esse ha riguardato la realtà del nostro territorio, secondo una logica - evidentemente studiata a tavolino - che esaltava il triangolo Roma-Milano-Torino, con qualche spruzzata di sud. Ci si chiede perché, ad esempio, è particolarmente significativa l'esperienza del Festival letterario di Gavoi dello scrittore sardo Giorgio Todde - illustrata ieri - ma non quella del Villaggio Globale International del veneziano Maurizio Cecconi, pur presente ieri in sala, caso singolarissimo di un politico e amministratore che si trasforma in imprenditore della cultura e crea una società che organizza alcune delle mostre più significative degli ultimi anni, dai Gonzaga a Mantova, al Tiziano ora a Belluno, attuando quella politica di valorizzazione culturale dei medi centri che ieri, non a caso, auspicava nel suo intervento Dario Franceschini. O perché deve essere l'amministratore delegato della veltroniana Fondazione Musica per Roma, che ha sede nell'Auditorium della Festa del Cinema, a spiegare con grafici e tabelle la situazione miseranda e ben nota a tutti dei finanzianmenti per la cultura nel nostro Paese. Avrebbe potuto farlo, anche a braccio, il sovrintendente della Fenice Giampaolo Vianello, seduto qualche sedia più avanti ad ascoltarlo. E quando a parlare di arte contemporanea c'è una critica di notorietà nazionale come Angela Vettese, pure con solide radici a Venezia (dove insegna e dirige la Fondazione Bevilacqua La Masa), il centro del suo intervento è invece la Galleria Civica di Modena, sotto la sua guida. Non si tratta, evidentemente, di invocare un becero localismo anche in campo culturale, ma di comprendere che per parlare in modo convincente di questi problemi - come pure hanno fatto in diversi ieri, dal regista teatrale Giorgio Barberio Corsetti, alla blogger Loredana Lipperini - bisogna anche tenere conto della realtà in cui si si colloca e di ciò che produce il suo territorio. Altrimenti il sospetto è che anche il Partito Democratico - come fanno in tanti - abbia scelto Venezia come spazio scenico per parlare di cultura, senza curarsi minimamente di essa.

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