Veneto, accesso diretto ai Csm senza impegnativa: psichiatri sul piede di guerra

Una misura che punta a facilitare l’accesso ma che, secondo gli psichiatri, rischia di sovraccaricare i servizi già in difficoltà

Maria Ducoli
Salute mentale, accesso diretto ai centri di salute mentale senza impegnativa: il decreto che divide medici e psichiatri
Salute mentale, accesso diretto ai centri di salute mentale senza impegnativa: il decreto che divide medici e psichiatri

Basta impegnative, ora ai centri di salute mentale è possibile accedere anche senza la prescrizione del proprio medico di base. A stabilirlo, il decreto 101 della Regione Veneto, firmato dal direttore generale dell’area Sanità e sociale, Massimo Annicchiarico. Non appena il provvedimento è stato pubblicato, si è aperto il dibattito tra gli specialisti, con gli psichiatri e i medici di base sul piede di guerra.

Il decreto

La decisione della Regione si inserisce nel solco di un decreto ministeriale del 2022, definito spesso una pietra miliare della sanità per una gestione più efficace e umanizzata dei disturbi mentali, era stato emanato anche con l’obiettivo di abbattere le liste d’attesa nel post Covid, e aveva rafforzato il ruolo dei Centri di salute mentale (Csm), cuore della rete dei servizi per il benessere psichico e psicologico.

Se questo decreto voleva facilitare il percorso di presa in carico territoriale, già nel 2017 un Decreto del presidente del consiglio dei ministri prevedeva la possibilità di accesso diretto, cosa che anche nel Veneziano veniva garantita. Tuttavia, il provvedimento emanato recentemente dalla Regione va a garantire nero su bianco la possibilità di accedere senza aver prima consultato il proprio medico di famiglia.

Pro e contro

Se l’intento è sicuramente quello di agevolare l’accesso al servizio per i cittadini, considerando anche le difficoltà che molti lamentano nel trovare risposte dai loro dottori, dall’altro il liberi tutti può tradursi in un ulteriore carico di lavoro per psichiatri e psicologi, nei Csm già sommersi dalle richieste d’aiuto, lievitate del 30% solo negli anni immediatamente successivi alla pandemia.

«L’accesso in sé sarebbe una buona cosa in un sistema diverso», commenta l’ex primario di Psichiatria dell’Angelo, Andrea Angelozzi, «così, invece, si crea un enorme problema che è quello di un sovraccarico enorme dei Csm, se viene a mancare il filtro dei medici di base. Il rischio è che questi servizi diventino una sorta di Pronto soccorso, ma non è quella la loro funzione». —

 

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