I Cavalieri del Lavoro lanciano da Venezia gli Stati Uniti d’Europa: «Più forti contro le crisi mondiali»
Il convegno ospitato alla Fondazione Cini, protagonisti da Franco Bernabé ad Antonio Patuelli. Gli imprenditori del Nord Est: «Meno burocrazia, più decisionalità»

Semplificare la burocrazia europea, togliere il voto all’unanimità per permettere ai Paesi membri che possono avanzare più in fretta di farlo, rafforzare l’emissione di debito comune. Sono le tre proposte lanciate ieri dai Cavalieri del Lavoro, riuniti in convegno nazionale alla Fondazione Cini sull’Isola di San Giorgio, condivise e sostenute anche dai Cavalieri del Nord Est. «Non c’è un futuro favorevole per l’Italia se non è parte dell’Europa, da qui nascono le nostre proposte», sottolinea Maurizio Sella, presidente della federazione nazionale cavalieri del lavoro, «occorre fare in modo che fare in modo che il 2026 sia il primo anno degli Stati Uniti d’Europa».
L’Europa che vogliamo
Il convegno “L’Europa che vogliamo”, nella sua prima forma, era intitolato “L’Europa che non c’è”. «In questi continui e terribili cambiamenti, soprattutto negli ultimi sei mesi, l’Europa brilla per il suo silenzio e assenza, non stiamo sentendo interventi chiari in campo economico o politico, c’è sempre più individualismo», afferma Enrico Zobele, presidente del gruppo triveneto della Federazione nazionale dei Cavalieri del Lavoro, «l’Europa è un attore incompleto».
Che fare, quindi? Nel suo messaggio di saluto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella rimarca il ruolo dell’Ue come fattore di stabilità, progresso e pace. «L’incontro vuole mettere a fuoco le questioni della governance dell’Unione, gravata dalla frammentazione di interessi nazionali che appesantiscono i processi decisionali delle istituzioni comunitarie delle quali, al contrario, si auspica il rafforzamento», le parole di Mattarella.
Tajani: «Parola d’ordine sburocratizzazione»
Per il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenuto solo virtualmente al convegno, la parola d’ordine deve essere la sburocratizzazione. «L’Europa deve essere motore di crescita e competitività, cominciando dalla semplificazione e dalla riduzione dei costi di produzione, soprattutto quelli energetici. Serve una vera politica industriale comune».
Tra le voci dei Cavalieri, infatti, si sente più volte la necessità di un’Europa forte. Una promessa che arriva dalla voce della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola: «L’Europa che vogliamo è più forte, competitiva, giusta. Siamo al vostro fianco per semplificare ed essere all’altezza delle sfide globali».
Patuelli: «Manca una costituzione comune»
Ma per avere un’Europa più forte, manca innanzitutto una costituzione comune. «Il problema dell’Ue è che è un’unione solo economica, e parziale», dice Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, «la bocciatura della costituzione ne ha bloccato la crescita politica: l’Europa non c’è perché non ha competenze in difesa e politica estera». Non solo punti deboli, ma anche meriti. «Per anni ho dovuto contrastare la vulgata per cui l’Euro è catalizzatore di tutti i mali: in un anno la Bce ha fatto otto manovre di riduzione dei tassi, ora sono la metà di quelli americani e britannici».

Bernabé: «I dazi? Uno stimolo in più»
«Dobbiamo rimboccarci le maniche», dichiara senza mezzi termini Franco Bernabé, presidente di Techvisory e dell’Università di Trento, «i problemi con i dazi devono essere uno stimolo in più: questa situazione offre opportunità straordinarie per l’Europa e va vissuta con determinazione e capacità di immaginazione. L’Europa deve puntare sulla domanda interna».
Voci del Nord Est
Gli imprenditori del Nord Est condividono le proposte lanciate durante il convegno. Che Europa si vorrebbe, quindi, a Nord Est? «Un’Europa più Europa, ma diversa», afferma il presidente del gruppo Banca Finint e presidente di Save Enrico Marchi, «dove ci sia meno burocrazia, che sia agile a rispondere a una situazione mondiale di grande complessità e in costante evoluzione. Un’Europa attrezzata a rispondere meglio: da qui nasce la proposta di togliere il voto all’unanimità, di dar vita a una comunità europea di difesa. Un’Europa che crei occasioni di sviluppo per le imprese».
Maria Cristina Piovesana, presidente e amministratore delegato di Alf Group, riflette sui problemi legati all’approvvigionamento energetico. «L’energia diventa un problema quando in Italia costa il cinquanta per cento in più di Germania e Spagna. L’Europa deve essere capace di essere protagonista, con scelte veloci e conoscendo le caratteristiche di quella che è l’economia su cui si basa il continente. Per questo certe decisioni, non solo riguardo la difesa ma anche l’energia, dovrebbero andare all’Europa».
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