Milano Cortina 2026, il Tribunale rimette alla Consulta il decreto “salva-Fondazione”

L’inchiesta sulla turbativa d’asta si ferma: la Corte Costituzionale dovrà decidere sulla legittimità del provvedimento varato dal governo Meloni che aveva qualificato la Fondazione Milano-Cortina 2026 come ente di diritto privato. Ecco i possibili scenari 

Milano Cortina 2026 olimpiadi invernali
Milano Cortina 2026 olimpiadi invernali

Il Tribunale di Milano ha sollevato questione di legittimità costituzionale sul decreto legge approvato dal governo Meloni nell’estate 2024 che aveva qualificato la Fondazione Milano-Cortina 2026 come ente di diritto privato.

Una norma che, di fatto, avrebbe escluso la possibilità di procedere per turbativa d’asta nei confronti del comitato organizzatore dei Giochi olimpici e paralimpici invernali, a meno di cento giorni dal loro avvio. La decisione è stata presa dalla giudice per le indagini preliminari Patrizia Nobile, accogliendo la richiesta avanzata dai magistrati milanesi che indagano su due gare di appalto relative ai servizi digitali della Fondazione.

Le inchieste, ora sospese, riguardano due episodi distinti: il primo nel 2021, con un appalto da 1,9 milioni di euro assegnato alla società Vetrya, e il secondo nel giugno 2023, aggiudicato a Deloitte Consulting. Tra gli indagati figurano l’ex amministratore delegato Vincenzo Novari, l’ex dirigente Massimiliano Zuco e alcuni responsabili delle due società. I fascicoli resteranno congelati in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale, che non arriverà prima dei Giochi del 2026.

La natura giuridica della Fondazione

Al centro del confronto giuridico c’è il decreto dell’11 giugno 2024, inserito nel pacchetto sulla “ricostruzione post-calamità”. Il provvedimento stabiliva che la Fondazione Milano-Cortina non dovesse essere considerata un organismo di diritto pubblico, ma un ente privato operante sul mercato “in condizioni di concorrenza e secondo criteri imprenditoriali”.

Secondo la Procura di Milano, tuttavia, la norma è priva dei requisiti di necessità e urgenza, non ha attinenza con la materia trattata e rappresenta un’interferenza indebita nell’attività giudiziaria, creando una “zona franca” per la gestione dei contratti olimpici.

Per i magistrati la Fondazione risponde invece ai requisiti di un ente pubblico, essendo interamente diretta da organi di nomina politica, creata per realizzare un interesse generale e sostenuta da garanzie economiche a carico dello Stato e degli enti territoriali. La Corte dei Conti, in una recente relazione, ha segnalato un deficit patrimoniale di 107 milioni di euro per il 2023, sottolineando come eventuali perdite sarebbero coperte con fondi pubblici.

Con la decisione del Tribunale di Milano, la parola passa ora alla Corte Costituzionale, che dovrà valutare se il decreto del governo sia conforme ai principi della Carta. Solo dopo la sentenza sarà chiaro se le indagini sulla Fondazione potranno proseguire o se dovranno essere archiviate.

 

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