Linguaggio e invecchiamento, dai 75 anni cambia tutto: lo studio dell’Università di Udine
Una ricerca su 256 adulti sani rivela come la soglia dei 75 anni segni un punto critico nella capacità di costruire e articolare un discorso. La memoria di lavoro e l’attenzione tra i fattori chiave

L’invecchiamento sano influenza le capacità di produzione del discorso e le capacità cognitive ad esso collegate, come velocità di eloquio, abilità lessicali, grammaticali e fonologiche. È quanto dimostra, per la prima volta, una ricerca dell’Università di Udine basata su un campione di 256 adulti sani tra i 20 i 92 anni. Lo studio ha osservato che il declino di memoria di lavoro, attenzione e controllo inibitorio è fortemente associato a difficoltà a livello discorsivo. L’età di 75 anni è emersa come una soglia critica, segnando un punto di svolta in diversi ambiti comunicativi e cognitivi.
Il lavoro, intitolato “Unveiling the dynamics of discourse production in healthy aging and its connection to cognitive skills”, è stato pubblicato dalla rivista scientifica internazionale “Discourse processes” (https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/0163853X.2025.2507548). Lo studio rientra nei Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale (Prin) finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
«La nostra ricerca – spiega il responsabile scientifico, Andrea Marini, professore di Psicologia generale dell’Ateneo friulano – fornisce per la prima volta evidenze di andamenti lineari e non lineari legati all’età nella produzione discorsiva. Contribuisce, in particolare, alla comprensione dell’interazione tra linguaggio e cognizione nell’invecchiamento sano, offrendo una base per la ricerca futura e per applicazioni pratiche in ambito clinico. Affrontando le complesse dinamiche della produzione del discorso, questi risultati aprono la strada a interventi mirati a supportare la comunicazione negli anziani, migliorandone la qualità della vita e l'impegno sociale».
Il campione
In generale, l’invecchiamento influenza il linguaggio in modo asimmetrico, con un impatto maggiore sulla produzione linguistica rispetto alla comprensione. In questo studio, 256 adulti sani di lingua italiana sono stati suddivisi in quattro fasce d’età: 64 giovani adulti (20-39 anni), 64 adulti di mezza età (40-59 anni), 64 adulti maturi (60-74 anni) e 64 anziani (75-92 anni). Il loro discorso narrativo è stato valutato utilizzando una procedura di analisi innovativa sviluppata dal team che ha condotto la ricerca, coordinato Andrea Marini.
La produzione di parole
La produttività del discorso, cioè la quantità, ha mostrato un andamento misto, senza effetti correlati all’età sulla produzione di parole, e con una diminuzione della velocità di eloquio. L’invecchiamento ha influenzato non solo la capacità di produzione delle parole e di costruzione delle frasi, ma anche quella legata alla capacità di essere efficaci nella comunicazione, usando adeguatamente il contesto e legando fra loro le frasi a livello discorsivo.
L’età spartiacque
In particolare, è emerso che l’aumentare dell’età influenza in modo graduale la capacità di produrre parole ben formate, frasi complete e di legare queste ultime fra loro in modo coerente. Su altre abilità l’aumentare dell’età esercita una influenza non lineare, con l’assenza di differenze tra le varie fasce d’età fino alla soglia dei 75 anni. Quest’età si pone come spartiacque per la produzione di parole adeguate al contesto e la capacità di legare tra loro i significati veicolati dalle varie frasi. Questo determina negli ascoltatori una riduzione della capacità di capire cosa si stia dicendo, il “succo” di un discorso. Queste difficoltà erano legate al concomitante indebolimento della capacità di gestire più informazioni contemporaneamente (memoria di lavoro), mantenere l’attenzione su un compito, inibire la produzione di informazioni ridondanti o errate e di mettersi nei panni degli interlocutori per tarare in modo adeguato i contenuti della comunicazione.
Il team
Lo studio è stato condotto dal gruppo di ricerca del Laboratorio di neuroscienze cognitive, coordinato da Andrea Marini del Dipartimento di lingue e letterature, comunicazione, formazione e società. Il team è composto da Andrea Marini, Francesco Petriglia, Silvia D’Ortenzio e Giulia Gasparotto, con la collaborazione di Francesca Marina Bosco dell’Università di Torino.
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