Impossibile prenotare gli esami, l’odissea di un paziente tra Veneto e Friuli Venezia Giulia: la lettera al Ministero
L’uomo ha denunciato gravi difficoltà nel prenotare visite anche per patologie conclamate. Il Ministero chiarisce: «Tetto unico per i privati accreditati, senza distinzione tra residenti»

È arrivato a scrivere al Ministero della Salute, spiegando la sua difficoltà nel prenotare degli esami specialistici sia in Veneto che in Friuli Venezia Giulia. Una vicenda al confine tra le aziende sanitarie di due Regioni, quella di un lettore che, tramite un avvocato, si è rivolto al Messaggero Veneto per spiegare la sua situazione.
Il lettore, che risiede in Veneto al confine con il Friuli Venezia Giulia, dopo aver tentato di prenotare gli esami specialistici nella sua azienda sanitaria di riferimento – manifestando anche tramite delle lettere le sue difficoltà – ha tentato la strada delle visite per i fuori Regione. «Per il mio assistito – spiega l’avvocato Federico Battesta, che ha affiancato il lettore nella sua richiesta di chiarimenti – poter rivolgersi a strutture pubbliche o private convenzionate in Friuli Venezia Giulia era sempre stata un’importante risorsa». Una possibilità che si è scontrata, tuttavia, con una «estrema difficoltà di prenotare esami diagnostici di controllo, anche per patologie conclamate» continua l’avvocato Battesta.
Una problematica che il lettore ha sottoposto direttamente ad Asfo, chiedendo chiarimenti rispetto ai posti riservati per i fuori Regione, già esauriti quando il lettore ha provato ad accedervi. Una missiva alla quale Asfo, la scorsa estate, ha risposto spiegando che l’attività di ricovero e di specialistica ambulatoriale per i cittadini residenti presso le altre Regioni svolta dagli erogatori privati accreditati del Friuli Venezia Giulia deve rispettare il tetto economico fissato dalla norma nazionale in vigore.
Le strutture private, quindi, possono erogare prestazioni per conto del Ssn sino al raggiungimento del tetto economico. Tuttavia Asfo ha ricordato che ogni azienda sanitaria è tenuta ad assicurare tramite le proprie strutture, pubbliche o private accreditate, il rispetto dei tempi di attesa per i propri residenti: per averne garanzia, però, è necessario rivolgersi alla propria Regione di residenza. Il lettore ha quindi voluto sottoporre al Ministero della Salute la questione. Con un’articolata risposta, il Ministero ha risposto che non viene operata «nessuna distinzione tra residenti e non residenti» ma che «si applica il tetto nazionale posto ai privati accreditati senza distinzione di residenti e non residenti». Una situazione che il lettore ha voluto sottoporre al Messaggero Veneto. «La conseguenza di tutto ciò – riassume l’avvocato Battesta – è che spesso si rinuncia ad effettuare esami e visite in realtà necessari».
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