Caso Resinovich, verso l’incidente probatorio: la decisione al gip

I legali di Visintin presenteranno la richiesta al giudice. Sospeso il conferimento degli incarichi ai nuovi consulenti da parte della Procura

Laura Tonero
I legali Paolo e Alice Bevilacqua (Silvano)
I legali Paolo e Alice Bevilacqua (Silvano)

Un accertamento sulla frattura alla vertebra toracica di Liliana Resinovich, uno ulteriore sull’epoca della sua morte. E poi le analisi genetiche su alcuni oggetti e sugli elementi piliferi trovati sul corpo e sugli abiti della donna. Potrebbero essere questi i quesiti che la difesa di Sebastiano Visintin, indagato per l’omicidio della moglie, inserirà nella richiesta di incidente probatorio che entro dieci giorni depositerà al gip.

La riserva di formulare l’incidente probatorio è stata verbalizzata da Paolo e Alice Bevilacqua, i legali di Visintin, nel corso dell’incontro che la pm Ilaria Iozzi aveva fissato per conferire a cinque consulenti l’incarico di svolgere degli accertamenti. A fronte di questa riserva, la pm dopo aver identificato tutti i presenti, inclusi alcuni professionisti che intervenivano in via telematica, ha interrotto le operazioni di conferimento dell’incarico.

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«È una facoltà concessa dal codice di proceduta penale e che formuleremo nei termini di legge – anticipano i difensori – avanzando la richiesta di una perizia collegiale in relazione a tutti i temi già emersi». Questo servirà «ad offrire garanzie all’indagato – aggiungono – di fronte a un giudice e un perito, senza seguire necessariamente quel filo conduttore che fin qui ha portato a discrasie e opinioni diverse proprio dei consulenti del pm».

Il riferimento è alle due relazioni medico legali nelle mani della Procura, quella a firma Costantinides-Cavalli e quella del team Cattaneo, che giungono a conclusioni diverse – la prima indica suicidio la seconda omicidio – e che formulano su alcuni aspetti letture lontane. A questo punto, se devono esserci altri accertamenti, la difesa ritiene quindi sia meglio che ad esprimersi sia direttamente un perito.

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Liliana Resinovich

Per capire meglio quello che è successo, ricordando come lo strumento dell’incidente probatorio consenta di anticipare l’acquisizione e la formazione di una prova durante le indagini preliminari, è bene fare un passo indietro. La pm Iozzi aveva fissato per le 12.30 il conferimento dell’incarico per accertamenti tecnici irripetibili di natura medico legale, genetica e merceologica a Cristina Cattaneo, Stefano Tambuzzi, Elena Pilli, Rosario Casamassima e Oscar Ghizzoni. Un supplemento quindi alla consulenza del team Cattaneo già nelle mani della Procura.

A quel punto, «abbiamo semplicemente espresso e rivendicato un diritto difensivo che spetta alla parte, soprattutto in una situazione così delicata – spiegano i legali Paolo e Alice Bevilacqua – visto che sono passati oltre tre anni dall’avvio delle indagini e con un’iscrizione sul registro degli indagati che francamente ha destato delle profonde perplessità».

I difensori avrebbero potuto attendere di leggere nel dettaglio gli accertamenti che il pm intendeva affidare ai consulenti, e nel caso chiedere di integrare il quesito, «ma se questa volontà fosse stata disattesa – spiegano – non avremmo avuto questa opportunità». Se il gip accoglierà la richiesta, con ordinanza indicherà la data dell’udienza specificando i limiti delle richieste delle parti, l’oggetto della prova e i soggetti interessati all’assunzione di quest’ultima, altrimenti dichiarerà inammissibile la richiesta o, ancora, potrà anche rigettarla perché infondata.

«Siamo contenti dell’impegno che ci sta mettendo la Procura per la risoluzione di questo caso», si è limitata a sottolineare lasciando il Tribunale l’avvocato Federica Obizzi, che con l’associazione Penelope affianca invece i familiari di Liliana.

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