“La Vecchia” ritrova le rughe Brillano i veri colori di Giorgione

Cura di bellezza per il capolavoro dell’artista alle Gallerie dell’Accademia Il dipinto, ritornato alle fattezze originali, andrà in tournée negli Stati Uniti

VENEZIA. “Cura di bellezza” per «La Vecchia» di Giorgione, che oggi stesso partirà per gli Stati Uniti per una tournée espositiva di qualche mese che la porterà prima al Cincinnati Art Museum in Ohio (dal 15 febbraio al 5 maggio) e poi al Wadsworth Atheneum di Hartford nel Connecticut (dal 15 maggio al 4 agosto) per poi rientrare definitivamente in laguna alle Gallerie dell’Accademia. È stato presentato ieri infatti nel museo veneziano il nuovo restauro del capolavoro giorgionesco, che segue quelli compiuti da Mauro Pellicioli nel 1948 e Ottorino Nonfarmale nel 1948. Un intervento che – come spiega Giulio Manieri Elia che con Maria Chiara Maida ha diretto l’intervenuto eseguito da Giulio Bono e che ieri l’ha presentato anche con Roberta Battaglia, Paola Marini e Daniele D. Bodini – ha contribuito a restituirci un’opera il più vicino possibile al suo aspetto originale.

Un dipinto ancora misterioso, per molti versi, a cominciare dalla magnifica cornice “rinascimentale” che lo contorna, con le sue grottesche, ma che potrebbe essere anche stata aggiunta successivamente, gli studi sono in corso.

Interpress/Gf.Tagliapietra. 07.02.2019.Gallerie dell' Accademia. Giulio Manieri Elia ha presentato il restauro de "LA VECCHIA" di Giorgione.
Interpress/Gf.Tagliapietra. 07.02.2019.Gallerie dell' Accademia. Giulio Manieri Elia ha presentato il restauro de "LA VECCHIA" di Giorgione.


Non è certa neppure l’identificazione del soggetto. Un inventario del 1569 cita il ritratto come “de la madre del Zorzon, de man de Zorzon”, ovvero “della madre di Giorgione, per mano di Giorgione” e questa resta ancora l’ipotesi più probabile, nonostante la valenza allegorica del dipinto. Su uno sfondo scuro, dietro una balaustra, compare questa donna anziana ritratta a mezza figura di tre quarti, voltata a sinistra. Essa guarda lo spettatore e con un’intensa espressione di dolore dischiude la bocca e sembra rivolgergli delle parole, quelle che sono scritte sul cartiglio che essa tiene in mano: “Col tempo” , con un dito puntato verso di sé. Un cartiglio aggiunto successivamente da Giorgione – come sottolinea Manieri Elia – proprio per aggiungere un valore simbolico all’opera, rispetto al realismo della raffigurazione. «La Vecchia» era originariamente nella collezione di Gabriele Vendramin, passando poi alla fine del Settecento in quella di Girolamo Manfrin ed entrando nel 1856 nel patrimonio delle Gallerie dell’Accademia, acquistata dal Governo austriaco. Risalgono probabilmente proprio alla fine dell’Ottocento precedenti interventi di restauro, che accentuarono – con l’aggiunta di rughe e segni sul viso – l’”età” della «Vecchia».

Il primo intervento in età moderna è appunto quello del 1948 del Pellicioli, che – con un restyling comunque veloce eliminò i vecchi restauri e le ridipintura, limitando la reintegrazione pittorica di un telero – che, come la sua protagonista – accusa i segni del tempo, al solo “abbassamento tonale” delle aree danneggiate. Fu di tipo conservativo anche l’intervento eseguito nel 1984 da Ottorino Nonfarmale, per consolidare la pellicola pittorica, eliminando le “rughe” in eccesso e preceduto da una completa campagna diagnostica che ha messo in evidenza anche alcuni “pentimenti” di Giorgione, con lo scialle bianco che ora copre una spalla della «Vecchia», che probabilmente prima la avvolgeva completamente. Fino ad arrivare, appunto, al restauro attuale – finanziato, con circa 30 mila euro, dalla Foundation for Italian Art & Culture, in cambio, appunto del “viaggio” espositivo americano del dipinto. Un intervento che ha migliorato l’estetica del telero, attraverso una completa pulitura con reintegrazioni pittoriche, durata sette mesi, per restituirgli una piena leggibilità. Le abrasioni sono state “abbassate di tono” e ridotte le screpolature per favorire l’emergere dello strato pittorico originale. Trattate in questo modo in particolare la fronte, la guancia sinistra intorno all’occhio alcune aree dello scialle e del copricapo de «La Vecchia». Ridotto anche l’effetto disturbante del taglio diagonale che solcava la sua fronte. Le abrasioni diffuse del fondo bero sono state abbassate in nodo da essere assorbite dalla tonalità della campitura originale. Mentre si sono lasciate maggiormente visibili le pennellate originali dell’abbozzo. Reso omogeneo anche il parapetto, che presentava numerose abrasioni per la pulitura meccanica eseguita da Pellicioli. «La Vecchia» resta tale e sofferente, così come Giorgione l’aveva ritratta, ma con il nuovo restauro si avvicina all’impatto naturalistico e illuministico che l’artista aveva voluto conferirle. Sembra emergere dal buio per ammonirci sull’ineluttabilità del passare del tempo. –
 

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