Il Granso Stanco di Sottomarina prende i clienti per la gola

Il «Granso Stanco», un grande classico di Sottomarina
SOTTOMARINA.
Il Granso Stanco di Sottomarina nasce nei primi anni Settanta come un'attività di noleggio lettini e ombrelloni, su iniziativa della famiglia Boscolo Palo, proprietaria di un albergo nelle immediate vicinanze. Col passare degli anni lo stabilimento si è via via ammodernato, fino ad arrivare alla seconda metà degli anni Ottanta (Con l'ingresso dell'imprenditore Gianni Pagan, che da allora gestisce lo stabilimento), tra i più rinomati di Sottomarina, famoso soprattutto per il suo ristorante-pizzeria, gettonatissimo per le cene aziendali, tra amici, o semplicemente per mangiare a ridosso della spiaggia. Pagan ha rinnovato profondamente la struttura. Tra le innovazioni c'è proprio il servizio di ristorazione, aperto tutto l'anno sia a pranzo che a cena e frequentato sia da locali che da turisti. Nel 2005 una completa e profonda ristrutturazione del locale ha dato vita a tre nuovi saloni interni, più una magnifica terrazza vista mare che dà anche la possibilità di ballare all'aperto e di cenare al chiaro di luna. I servizi in spiaggia comprendono un chiosco vicino al mare, dove il turista può assaporare un pranzo veloce, ma si può anche gustare pesce pregiato. Ma la particolarità del Granso sta nell'organizzazione delle zone: una prima fascia è attrezzata per accogliere gli amanti della tintarella con il solo lettino; a seguire ci sono gli ombrelloni fissi e infine c'è una zona in cui i bagnanti possono scegliere liberamente dove posizionare il proprio ombrellone, che viene piantato al momento. La spiaggia è frequentata soprattutto da padovani, vicentini e veronesi. «Da noi viene chi vuole passare una giornata all'insegna del relax - spiega Gianni Pagan, gestore dello stabilimento - offriamo servizi a tutti, sappiamo soddisfare qualsiasi esigenza. Chi viene da noi sa che potrà ricaricarsi, sia che venga per una settimana di ferie o sia qui solo in giornata».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Leggi anche