«Berengo Gardin era di una semplicità assoluta, con Venezia un vero legame d’amore»
Il direttore artistico del Caffè Florian di Piazza San Marco, Stefano Stipitivich: «Lo portai in barchino per capire il moto ondoso»

«Gianni Berengo Gardin era una persona di una semplicità assoluta e questo è il tratto del carattere che di lui mi ha sempre più colpito». A ricordarlo con grande stima e affetto, è Stefano Stipitivich, direttore artistico del Caffè Florian di piazza San Marco da 40 anni, che con il fotografo ha collaborato fino a pochi anni fa, raccontando volti e storie, pennellando attraverso l’obiettivo la vita delle persone che nella loro quotidianità, hanno reso grande Venezia.
«Nell’apprendere con dolore la scomparsa del grande fotografo» dice con solennità «vogliamo ricordare la collaborazione avuta con Gardin e che ha portato alla realizzazione di due mostre e due volumi fotografici curati dal maestro».
Due pietre miliari per la città storica, la sua tradizione, il suo legame con chi davvero l’ha vissuta e ce l’aveva nel sangue. “Veneziani” edizioni Florian 2002, curato proprio da Stefano Stipitivich, con i ritratti, tra gli altri di Alvise Zorzi, Pino Donaggio, Sergio Tagliapietra “Ciacci”, Lino Tagliapietra. E ancora Tinto Brass, Girolamo Marcello, Laura de Santillana, Fabrizio Plessi. E poi “Caffè Florian” Marsilio 2013, sempre curato da Stipitivich, immagini del Florian di ieri e di oggi, una carrellata carica di sentimento e di storia.
Ma Stipitivich ci tiene anche a ricordare due cortometraggi realizzati sulla sua vita: “Il ragazzo con la Leika” 2024 regia di Daniele Cini realizzato dalla Rai e “My life in a Click” 2016, per la regia di Max Losito. «Per me è stato un amico oltre che una persona con la quale ho collaborato» spiega «mi ha sempre colpito di lui e ho sempre ripetuto a chi me lo chiedeva, che ho lavorato con molti artisti, ma lui, tra tutti, è stata la persona nella quale ho riscontrato una semplicità assoluta».
Prosegue: «Dopo che era uscito un libro, o una collaborazione, quando facevamo le conferenze stampa, alla gente che gli si avvicinava appellandolo “Maestro, maestro”, lui rispondeva sempre “No, io non sono un maestro, sono un fotografo».
E ancora: «Lavorare con lui è stato bello e al contempo divertente. Quando lo abbiamo chiamato per ritrarre i volti dei veneziani, lui è arrivato, si è seduto nelle sale, ha raccontato quello che vedeva, immortalando le storie, i camerieri che sparecchiano, le donne delle pulizie, personaggi anonimi. Amava Venezia, sentiva un grande legame per la città».
L’ultimo servizio fotografico, è stato quello per i 290 anni del famoso caffè.
«È stato un regalo che ci ha fatto, perché era affezionato a noi e al Florian, era una persona fantastica, di una sensibilità unica ed eccezionale». Il ricordo?«Voleva capire il fenomeno del moto ondoso e delle grandi navi, lo portai in giro per la laguna, rimase scioccato».
Quando l’ha sentito l'ultima volta?
«Meno di un anno fa, mi raccontava che stava elaborando le sue pellicole, i milioni di negativi e stava meditando con la figlia su cosa fare, come lasciare ai posteri il suo enorme patrimonio di foto, che oggi è tutto meticolosamente archiviato a Milano».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia