Vinyls, operai sulla ciminiera

Protesta rientrata in serata. Diciassettesimo giorno a 150 metri
 MARGHERA.
Alla vigila dell'annunciata firma del fondo Gita sul preliminare d'acquisto degli impianti di Eni e Vinyls del ciclo del cloro, due lavoratori sono saliti ieri su una ciminiera di presa d'aria in disuso. Intanto, sulla torre più alta del Petrolchimico continua la protesta in attesa, da un momento all'altro, di sapere se il terzo tentativo di vendita e riavvio degli impianti andrà o no a buon fine.
 Più si avvicina alla scadenza del 27 febbraio e più cresce la sensazione che dietro il silenzio dei rappresentanti del fondo Gita, ci sia la decisione di ritirarsi dall'affare. Ma i lavoratori non s'arrendono e anche ieri hanno cercato in tutti i modi di far sentire la loro voce. I due operai - gli stessi saliti una settimana fa sulla palazzina di Polimeri Europa - sono scesi ieri sera dalla torre di presa d'aria di Syndial sulla quale erano saliti di primo mattino (fino ad una piattaforma di 30 metri) per stendere due grandi striscioni, uno dei quali con la scritta «Romani Eni vogliamo i fatti».  La protesta si è sommata a quella in corso da 17 giorni a 150 metri d'altezza, sulla torre della fiaccola più alta del Petrolchimico. Più che di tensione, per Vinyls si può ormai parlare di vera esasperazione, destinata a crescere ancora e scoppiare se, entro domani, non arriverà la comunicazione ufficiale che il fondo Guita ha firmato, come promesso dal ministro Paolo Romani, l'accordo preliminare. Un accordo che dovrebbe sancire il riavvio degli impianti degli impianti del ciclo integrato del cloro di proprietà di Syndial (Eni) e della Vinyls (ex Ineos) di Fiorenzo Sartor, fermi da oltre un anno e mezzo o già chiusi come il clorosoda. Oltretutto, in cassa della Vinyls - insolvente per circa 150 milioni di euro di debiti - non ci sono più fondi e nemmeno sono più possibili crediti sulle materie prime stoccate nei depositi, già impegnate per pagare lo stipendio di gennaio scorso.  Tra i lavoratori, anche ieri, sono circolate le voci più disparate, puntualmente smentite sia dal ministero dello Sviluppo che dall'Eni. E' stato, infatti, smentito sia l'arrivo di un non meglio precisato «plico» dei legali di Gita indirizzato ad Eni, sia l'imminente convocazione al ministero di un nuovo «tavolo» con tutte le parti in gioco.  Voci e smentite finiscono per aumentare tra i lavoratori la paura che si ripeta quanto già visto in occasione del dietrofront del 2009 di Fiorenzo Sartor, nell'ora di avviare gli impianti appena acquisiti da Ineos e nel 2010 con l'offerta d'acquisto, ritirata prima della firma del preliminare, del Ramco Group.  A far temere il peggio, è il silenzio dei rappresentanti del fondo Gita che appena una settimana fa aveva confermato al presidente di Syndial, via e-mail, che entro il 27 febbraio, cioè domani, avrebbero comunicato la decisione di avviare o meno con la firma degli accordi preliminari l'acquisizione degli asset societari del ciclo del cloro. (g.fav.)

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