Villa Durazzo come Versailles, tra manoscritti di Vivaldi e sfarzose feste
La rinascita di piazza Barche dal recupero del Canal Salso a oggi. Lo studio è firmato da Nannini, Vincenti ed Esposito

MESTRE. La Mestre che cerca una propria identità e che sogna una valorizzazione del proprio passato, trova nuovo slancio nella ricerca degli architetti mestrini Anna Nannini e Piero Vincenti e dell’operatore culturale Mario Esposito, grande appassionato di Tiepolo e del Settecento. Sono riusciti a localizzare dove era la villa di Giacomo Durazzo, una sorta di Versailles mestrina che si affacciava su piazza Barche e il Canal Salso.

Una fantasia? No, una realtà pari al Castello di Mestre. Entrambi spazzati via dalla rapidissima trasformazione di Mestre. La grande villa, mostrano le ricerche in Archivio di Stato e al Correr di Anna Nannini, è collocabile tra Piazza Barche, il Canal Salso e via Mestrina, passando sopra l’attuale Corso del Popolo e il park di via Costa.

«Mentre si attende l’apertura del distretto M9, nel Settecento in piazza Barche c’era una sorta di grande M7, che oggi nessuno conosce. Un pezzo di storia importante, anche per i suoi collegamenti con l’acqua e il Canal Salso e Forte Marghera che tanti sperano venga valorizzato», dicono i tre appassionati. Non a caso: lo studio Blu Architettura di Nannini e Vincenti ha già donato alla città la proposta di recuperare le rive del Canal Salso fino a Forte Marghera e San Giuliano, facendone dei navigli da vivere. Idea che si è aggiunta a quelle di riaprire il corso del Canale fino al centro Le Barche.

Piazza Barche era il cuore dei collegamenti con Venezia, via Canal Salso; con l’Austria, via Terraglio; con Padova, via Brenta. Qui si affacciava la grande villa di Giacomo Durazzo (1717-1794), conte e diplomatico, uomo di grande cultura: musicologo, teatrante, collezionista di opere d’arte che a Mestre aveva creato una villa rifugio per coltivare le sue passioni. Alla Corte di Vienna aveva portato l’opera e la musica italiana, poi era stato allontanato e inviato a Venezia con il ruolo di ambasciatore asburgico a Palazzo Loredan. A Venezia è sepolto nella chiesa di San Moisè. A Mestre passarono Giacomo Casanova, Johan Adolph Hasse, il console Joseph Smith, Alberto di Sassonia. La villa ospitò un centro grafico che richiamò incisori e collaboratori di Giandomenico Tiepolo. Le opere oggi sono tutte all’Albertine di Vienna. «E di qui passò anche la più importante raccolta di manoscritti originali di Vivaldi», dice la Nannini. Nella villa si organizzavano spettacoli e feste. Quella per San Michele, durava tre giorni, con musiche, balli e fuochi d’artificio. «La villa ospitava un teatro, una galleria d’arte, un grande giardino all’inglese, un orto botanico, un serraglio, una caffetteria. Si vede l’ingresso con scalini nel celebre quadro di Canaletto che mostra piazza Barche», dice Esposito. «E la descrive in una lettera del 1772 il padre gesuita Giuseppe Boscovich».
Alla villa di Durazzo si lega il lavoro di Piermario Vescovo, docente di letteratura teatrale a Venezia, sui testi teatrali del Settecento ambientati a Mestre. Si conosceva finora solo “La cameriera brillante” di Carlo Goldoni ma Vescovo ha trovato “La villeggiatura di Mestre” e “La ritornata della villeggiatura di Mestre” di Giovanni Dolfin, sfondo il Canal Salso. E a Dresda ha trovato la partitura de “Le contese amorose di Mestre e Malghera per il trono”, di Antonio Gori e Salvatore Apolloni, presentata nel Carnevale del 1732. Testi e partiture che ora l’associazione “L’ultimo metrò” di Esposito vuole riportare in scena, con abiti d’epoca. —
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