Vignole, un futuro da resort di lusso

Il business più importante adesso è in attesa della conclusione della gara. È la caserma Miraglia (nella foto), che occupa buona parte delle isola di Sant’Andrea e delle Vignole. Difesa Serviz, la società proprietaria, ha ricevuto già manifestazioni di interesse. Adesso sono al vaglio della commissione che dovrà valutare l’esistenza dei requisiti necessari. Poi saranno valutate le offerte, e il bando sarà concluso entro l’estate. L’isola diventerà l’ennesimo albergo, «resort» di lusso a due passi dal mare con una darsena naturale enorme, l’Idroscalo. Terreno di evoluzioni per gli idrovolanti di Gabriele D’Annunzio, base militare nella prima guerra mondiale.
Adesso la riorganizzazione delle Forze Armate ha portato alla dismissione dell’area militare. Che dunque è stata messa sul mercato. «Un gioiello della laguna», si legge nel sito di Difesa servizi, «che contribuirà a presentare Venezia nel mondo come città d’arte e meta di turismo esclusivo». Naturalmente ci sono dei vincoli da rispettare, compresi quelli sulle cubature e la conservazione degli edifici storici imposti dalla Soprintendenza. Comitati e associazioni hanno chiesto che alcuni spazi siano mantenuti ad accesso pubblico, a cominciare proprio dall’Idroscalo. «Gli interventi dovranno rispettare questi requisiti», dicono a Difesa Servizi.
Le Vignole erano state oggetto di ben due sopralluoghi, anche con il ministro della Difesa Pinotti e il sindaco Brugnaro. «Occasione di lavoro» dice il sindaco. Ma c’è chi teme che le Vignole possano diventare l’ennesima isola recuperata ma «chiusa». È il caso dei grandi alberghi sorti a Sacca Sessola (ex Ospedale pneuomologico) e San Clemente (ex manicomio). San Servolo è un’eccezione, di isola recuperata e diventata centro studi anche per le Università, con sala convegni e ricettività per gli ospiti.
Nel panorama delle isole minori della laguna – sono 40 – spicca anche la Certosa. Parco urbano, ma anche sede di attività produttive, in concessione da un decennio a Vento di Venezia. Un progetto mai considerato prevedeva l’unione della Certosa con Sant’Andrea e Vignole, collegate con ponti mobili galleggianti, per farne un parco urbano diffuso.
Ma all’asta del Demanio vanno anche molte isole minori, a cominciare dagli Ottagoni, postazioni difensive della Serenissima senza edifici, vicino agli Alberoni. L’isola di San secondo, la più vicina al ponte della Libertà.
Ci sono anche le isole privare come Santa Cristina e la Cura, in laguna Nord dietro Burano, Tessera, Crevan. Quelle di proprietà di istituti religiosi come San Giorgio in Alga. Quelle che dovevano diventare centro della ricerca e sede della Green Cross International di Gorbaciov come San Giacomo in Paludo. Quelle in attesa di essere restaurate come la Grazia, anche questa messa all’asta dall’Usl e acquistata da privati. Un arcipelago che in parte rinasce, rispetto all’abbandono degli anni Ottanta. Ma in molti casi viene affidato ai privati. In altri negato ad associazioni che sono pronte a gestirle. Come appunto nel caso dei Lazzaretti. Due isole cariche di storie che da trent’anni devono diventare museo archeologico. Ma sopravvivono grazie al lavoro dei volontari. E per la burocrazia non esistono.
Alberto Vitucci
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