Vigili urbani, scatta la protesta. «Siamo forza di polizia dev’essere riconosciuto»

Il comandante Agostini all’attacco su Facebook, dopo gli ultimi due arresti di borseggiatori. Replica del prefetto: «I vigili hanno una vocazione diversa»

VENEZIA. Settantotto arresti dall’inizio dell’anno, tutti per furti aggravati o spaccio. In media un paio alla settimana, gli ultimi due nel weekend: una coppia di borseggiatori sorpresi in piazzale Roma. E il comandante della polizia locale di Venezia, Marco Agostini, dal proprio profilo Facebook, innesca la polemica: «Mi chiedo perché non dovremmo essere una forza di polizia riconosciuta». Come dire: facciamo arresti al pari di polizia e carabinieri e per la legge siamo di “serie B”.

Ma il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, mette le cose in chiaro: «Non metterei su un piano di concorrenza e comparazione la polizia locale e le altre forze di polizia, pur riconoscendo che la polizia locale di Venezia è preparata e ben equipaggiata. Un’assimilazione totale non mi sento di immaginarla. Ognuno mantenga le proprie specificità e coltivi le specialità. La polizia locale è deputata anzitutto a far rispettare le regole amministrative del Comune. Se poi fa anche arresti, ben venga».

La legge in questione è la 121 del 1981 ed è quella che, nell’elenco delle forze di polizia, non ha compreso le polizie locali. Eppure, nel tempo, la figura del vigile è profondamente mutata: da anni a Venezia gli agenti sono armati e hanno le unità cinofile antidroga, e ora saranno dotati anche del Taser, ovvero la pistola elettrica. Le competenze, poi, sono pressoché omogenee. «Ci manca insomma solo il riconoscimento formale, questo è uno dei temi della riforma della polizia locale di cui si parla da 35 anni», spiega il comandate Agostini, a capo di 483 agenti più 81 amministrativi, «Le nostre qualifiche, seppur con le limitazioni territoriali previste dalla legge, le abbiamo tutte. Il problema, semmai, è di mentalità: alcuni di noi si sentono impiegati. Ma con la richiesta di entrare nelle forze di polizia non c’è alcuna volontà di trasformarci in “sceriffini”».



Le differenze tra la polizia locale e le altre forze di polizia sono anzitutto sul “datore di lavoro”: il sindaco nel primo caso, lo Stato nel secondo. I vigili hanno competenze esclusivamente nel territorio del Comune, diversamente dalle altre forze di polizia. In entrambi i casi, come definito recentemente a livello centrale, il servizio è h24, escluse ferie e malattie. Quanto alle competenze, la Cassazione è ormai concorde: nessuna differenza sui reati perseguibili come polizia giudiziaria. Solo la polizia amministrativa, ad esempio i controlli edilizi e sul commercio, resta quasi esclusivamente in capo ai vigili.

Quali, dunque, i vantaggi di un eventuale inserimento della polizia municipale nella legge 121? «Soprattutto pensionistico: alle forze di polizia viene riconosciuto il lavoro usurante e quindi ogni cinque anni di contratto ne viene conteggiato uno di bonus», chiarisce il comandante Agostini. Ma ci sono anche effetti pratici. La polizia locale non ha accesso alle banche dati delle forze di polizia, con il risultato ad esempio che se la persona fermata è un latitante, i vigili non lo possono sapere. E dunque, secondo il comandante Agostini, il riconoscimento formale è un passo necessario: «Prima o poi il Parlamento dovrà affrontare la questione: non è demagogia, ma pratica», chiarisce.

Non è concorde il prefetto Zappalorto, che pure riconosce ai vigili veneziani preparazione e capacità in operazioni importanti. «Ma la polizia locale ha una vocazione diversa, ossia quella di preservare l’assetto amministrativo del Comune. Dovrebbe concentrarsi, in virtù della conoscenza unica che ha del territorio, su indagini e interventi in qualche modo preparatori all’intervento delle altre forze, così da migliorare ancora di più i risultati complessivi ottenuti». —


 

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