Videochat a luci rosse adolescente ricattato

MOGLIANO. Neoadolescenti adescati e ricattati attraverso i siti hard: le truffe a luci rosse corrono sul web e a pagare sono le famiglie. Il fenomeno delle sexy-estorsioni sta raggiungendo ormai livelli preoccupanti. A finire nella rete non sono solo gli adulti meno smaliziati, ma anche i giovanissimi.
Una famiglia moglianese è arrivata a sborsare la cifra di 700 euro, per evitare che le immagini compromettenti del figlio minorenne finissero online. Come funziona? Da qualche anno, per i ragazzi che affrontano le prime fasi della pubertà, lo schermo del computer ha sostituito i vecchi supporti cartacei.
Se una volta ci si approcciava all'edicolante con fare circospetto per chiedere sottovoce quel giornaletto un po’ nascosto, oggi per accedere a contenuti erotici e pornografici bastano pochi clic. È noto che l'industria del sesso, dopo la chiusura dei cinema a luci rosse e la crisi del mercato home video, continui a godere di ottima salute proprio grazie a internet, dove è possibile fruire gratuitamente di video hard, per tutti i gusti, in streaming, bersagliati da pubblicità di ogni tipo. Ed è qui che scatta l'inganno. Uno studente moglianese, e chissà quanti altri come lui, opportunamente incuriosito ha deciso di andare un po’ oltre al consueto voyeurismo passivo. Sullo schermo del giovane internauta è comparsa una finestra pop-up con la richiesta da parte di un'avvenente ragazza di iniziare una video chat. Nel pieno delle focose e giovanili voglie, il ragazzo ha accettato l'offerta, finendo così in una rete truffaldina creata ad arte.
«Mi trovo a Zero Branco a pochi chilometri da te» lascia intendere la donna, sempre meno vestita man mano che tra i due si crea la giusta complicità. Alla fine anche lui accende la propria webcam e si lascia indurre in tentazione, tra nudità e altre pratiche di autoerotismo. Peccato però che dall'altra parte non ci sia affatto la bella trevigiana, pronta magari ad incontrare il giovane amante anche di persona. Dopo pochi giorni scatta il ricatto: «Ho registrato i tuoi video, se non mi paghi saranno pubblicati e diffusi online». Si scopre così che quel salottino intravisto dalla webcam non era in Italia, ma in un altro paese. Le indagini sui server portano in Francia. Quanto accaduto infatti è stato segnalato ai carabinieri. Al giovane malcapitato trovatosi con le spalle al muro, non è rimasto altro che raccontare la propria esperienza ai genitori, che dopo aver messo mano al portafoglio, hanno deciso di rivolgersi alle forze dell'ordine. E non sono i soli. Nelle ultime settimane sono almeno due i casi simili segnalati. In entrambi, per paura di effettive ritorsioni, le famiglie hanno deciso di non sporgere denuncia e di pagare
Matteo Marcon
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia