Vibrazioni pericolose anche tra Lido e Punta Sabbioni. Sospesa la sperimentazione del Mose

LIDO. Troppe vibrazioni pericolose, stop anche al sollevamento delle paratoie a Treporti. Dopo il blocco deciso a Malamocco, e l’annullamento della prova prevista per il 4 novembre, anniversario dell’alluvione, il commissario del Consorzio Venezia Nuova Francesco Ossola ha firmato anche la sospensione delle prove del Mose previste in questi giorni a Punta Sabbioni. Problemi tecnici analoghi sono stati riscontrati sott’acqua anche nella bocca di Lido, dove le paratoie sono immerse nell’acqua ormai da sei anni. Al momento di immettere acqua nelle tubature per far tornare le 21 paratoie nei loro alloggiamenti sul fondo, i tubi hanno cominciato a vibrare. Decisione sofferta. Presa contro il parere dei tecnici della Comar e di altri ingegneri del Consorzio. Ma Ossola ha preferito non rischiare.
Dunque, tutto fermo. Che succede al Mose? Mentre a Roma si pensa alle nomine e si annuncia la «rapida conclusione dell’opera» – che dovrebbe essere consegnata con i collaudi alla fine del 2021 – in laguna i problemi si moltiplicano. «Episodio prevedibile, forse il blocco è stato determinato da un eccesso di prudenza», rivela un ingegnere, «si tratta di prove sperimentali, proprio per vedere se il sistema tiene».
«Ma il sistema», continua, «ancora non è stato completato». Le prove annunciate in questi giorni infatti sono state state fatte con il sistema di sollevamento «manuale». Gli impianti provvisori, in attesa della conclusione dei lavori sugli impianti definitivi e della centrale di controllo. «Anche senza il rischio dei tubi», dice l’ingegnere, «la prova sarebbe stata soltanto una manifestazione mediatica». Come dire che la paratoia con l’aria si alza e con l’acqua si abbassa, per forza. È il principio di Archimede. Il funzionamento del sistema è altra cosa. Intanto l’opera è ferma. manca una governance in grado di far continuare le operazioni. Mancano soprattutto sicurezze tecniche. Le criticità scoperte negli ultimi anni (ossidazione, corrosione delle cerniere, detriti e umidità nei corridoi dei cassoni sott’acqua) sono state risolte soltanto in parte. Per riparare ai guai i commissari hanno stanziato 100 milioni di euro. Poi hanno avviato la gare per la manutenzione delle cerniere. Il «cuore» del sistema Mose, costruite dalla Fip, azienda del gruppo Mantovani. Dovevano durare cento anni da progetto. Invece secondo gli studi degli esperti dureranno meno della metà.
Si dovrà pensare come ovviare a un’usura che sembra molto più pericolosa e rapida di quella prevista. Ma anche qui, la gara da 34 milioni è ferma.
C’è infine il nodo della manutenzione. Chi dovrà gestire l’opera una volta ultimata – e in questi due anni di «avviamento» – da dove arriveranno i soldi? E, soprattutto, chi si prenderà la responsabilità del mancato funzionamento? Incognite che si rincorrono. Intanto il Mose è fermo sott’acqua. E le sperimentazioni sono state sospese per le vibrazioni anomale. —
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